Favignana e Sicilia occidentale

“Non invidio a Dio il paradiso perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia”

Federico II di Svevia

PERIODO: Fine Agosto

DURATA: 9 giorni

Abbiamo scelto una vacanza che alternasse relax e visite culturali; devo ammettere che sarebbero serviti altri giorni per ammirare tutte le bellezze di questa parte della Sicilia. Ci torneremo, anche perché, nel nostro itinerario, non abbiamo inserito il capoluogo, Palermo!! Tornando al giro che abbiamo intrapreso, siamo arrivati a Trapani e siamo partiti subito per Favignana con il traghetto (circa 1h di viaggio); soffrendo il mal di mare, ho sperato che la traversata fosse il più breve possibile ma, dovevo assolutamente visitare questo luogo!!!

PRIMI TRE GIORNI

Favignana è mediamente grande, rispetto alle altre isole dell’arcipelago delle Egadi ma, non ha grande vita mondana per cui, se si cerca la movida serale non è il posto giusto per una vacanza. Consiglio di affittare le biciclette per visitare le varie spiagge e per godersi l’entroterra con i suoi profumi inebrianti! Il mare è cristallino ovunque e ogni caletta ha una sua peculiarità che, la distingue dalle altre; bisogna sottolineare che non ci sono molte spiagge larghe e attrezzate per cui, bisogna portarsi delle scarpette per gli scogli, onde evitare di tagliarsi con qualche roccia. A me sono piaciute molto Cala Azzurra e Cala Rossa, diverse tra loro ma in entrambe i colori della baia sono unici. Cala Bue Marino la consiglio solo, a chi non ha paura di buttarsi in mare direttamente dal molo naturale: non è una vera e propria spiaggia!!! Un’esperienza immancabile, è recarsi a Punta Sottile per contemplare il tramonto e i suoi colori…Mangiarsi un panino o fare un picnic mentre si osserva il sole calare pian piano e sparire dietro l’isola di Marettimo: è emozionante! Io non sono una fotografa esperta anzi, a dire la verità, non me ne intendo affatto ma, questa è la foto che ho scattato!

Tramonto a Punta Sottile

Un pomeriggio lo abbiamo dedicato interamente alla visita della “Ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica”. Veramente interessante scoprire come funzionava una tonnara e quante famiglie abbiano lavorato al suo interno. Il museo è ben strutturato sia per quanto riguarda il percorso espositivo sia per le guide; il nostro accompagnatore oltre ad essere molto preparato era anche simpatico (quello non guasta mai!).

4° GIORNO

Sbarcati al porto di Trapani, abbiamo girato il centro a piedi e poi abbiamo gustato la granita dì una nota pasticceria locale; ho assaggiato il classico connubio tra brioche e granita al limone ma devo ammettere che, mi piace di più assaporare la granita, da sola (mi perdonino gli amici siciliani!). Nel pomeriggio, abbiamo affittato un’auto che, ci ha accompagnato fino alla fine del viaggio e ci siamo recati alle saline di Trapani e Paceco. Per prima cosa, abbiamo seguito la guida che, ci ha illustrato come avveniva e avviene tuttora, la raccolta del sale e successivamente, abbiamo fatto una passeggiata tra le saline. Che luogo suggestivo! Mi è piaciuto davvero molto! Verso sera, ci siamo diretti verso Erice. Vi consiglio di lasciare l’auto nei parcheggi raccomandati, prima di entrare in paese, oppure prendere la funivia.

5° GIORNO

Erice è una località affascinante; mi ha ricordato i paesi medievali arroccati sulla collina, ma qui si scorge anche il mare!!! Non a caso, è uno dei “borghi più belli d’Italia”!! Come non citare Gabriele d’Annunzio che, in “la notte di Caprera”, la descrisse così:
“E l’altro monte, e l’altro monte ei vede,
l’Erice azzurro, solo tra il mare e il cielo
divinamente apparito, la vetta annunziatrice della Sicilia bella!”
E’ piacevole perdersi tra i suoi vicoli dove, si possono ammirare fantastici scorci e ogni tanto ci si ferma nelle piazzette per assaporare qualche specialità culinaria come, le “genovesi” con il loro cuore alla crema o alla ricotta! Che bontà! Oltre che prodotti gastronomici, ad Erice possiamo trovare coloratissime ceramiche artigianali; a me piacciono molto quindi, sono andata subito a cercare qualche bottega per acquistarne qualcuna! Abbiamo visitato le rovine del castello di Venere da cui si può contemplare un panorama incredibile! Di prima mattina, la presenza di una nebbiolina fastidiosa, (nonostante fosse agosto!), non ci ha permesso di godere della splendida vista ma, successivamente si è aperto e abbiamo anche noi potuto ammirare il fantastico spettacolo. Consiglio vivamente di uscire per una passeggiata serale poiché, essendoci meno turisti, ci si gode a pieno l’atmosfera di questo posto. Nel tardo pomeriggio siamo scesi a valle, in direzione di Macari, dove abbiamo assistito ad un altro strepitoso tramonto!

6° GIORNO

Giornata di mare e relax. Di prima mattina, ci siamo recati alla spiaggia di Macari dove la natura intorno è selvaggia. Nel pomeriggio ci siamo diretti a San Vito lo Capo, dove siamo stati accolti da una bella spiaggia ma, attrezzata ed affollata di bagnanti (era agosto!). In ogni caso, San Vito lo Capo, è una tappa immancabile perché bisogna assolutamente assaggiare il piatto tipico della cittadina cioè il cous cous (di cui esiste anche un festival che si svolge a settembre)!

7° GIORNO

Abbiamo dedicato una mezza giornata alla visita del sito archeologico di Segesta. Essendo fine agosto, consiglierei di recarsi o di prima mattina o nel tardo pomeriggio perché è situata nell’entroterra, sul monte Barbaro; credetemi, intorno alle undici, faceva decisamente caldo! E’ famosa per il Tempio Doricoe il Teatro Antico, ma è interessante visitare tutto il complesso per capire come era strutturata la città, acerrima nemica di Selinunte, sede di un altro sito archeologico che, abbiamo in programma di vedere, nel prossimo viaggio in Sicilia! Per l’ultima tappa, abbiamo soggiornato in un piccolo paese sul mare, Castellammare del Golfo…il suo porticciolo è suggestivo, sembra uscito da romanzo!

8° GIORNO

Ci siamo svegliati molto presto e ci siamo diretti alla Riserva dello Zingaro. Questa è una tappa irrinunciabile!

L’alzataccia mattutina è essenziale, prima di tutto per trovare parcheggio ma soprattutto, per godersi la pace della natura e scorci incredibili (anche scattando qualche fotografia) senza orde di visitatori urlanti! Portatevi le scarpe da ginnastica perché, essendo immersi nella natura, i sentieri sono non sono ben battuti e per scendere alle calette, alcuni percorsi sono scoscesi. E’ difficile da descrivere la bellezza di questo luogo per questo motivo, vi invito a scoprirlo da soli andando di persona!

La Sicilia è un’isola dalle mille sfaccettature e questo, è stato solo un piccolo assaggio di quello che può offrire! Per questo motivo, in futuro, ci torneremo per esplorare altri luoghi e assaggiare altri meravigliosi piatti!

MANGIARE IN SICILIA

Questo capitolo, non è tanto per suggerire cosa mangiare perché, la cucina siciliana, come ogni cucina tradizionale italiana, offre davvero una grande varietà di piatti che accontenta tutti: onnivori, carnivori, pescariani e vegetariani!; piuttosto mi preme sottolineare che, in ogni posto dove ci siamo recati, c’è stata la possibilità di mangiare (anche) spendendo poco e la qualità è sempre stata ottima. Le porzioni generose, sono state ovunque accompagnate da una grande ospitalità.

LETTURA CONSIGLIATA:   “I leoni di Sicilia. La saga dei Florio” di Stefania Auci (2019) Romanzo

“Bisogna incontrare le storie al momento giusto. Le cose che ci colpiscono a vent’anni non sono necessariamente le stesse che ci colpiscono a quaranta, e viceversa. Questo è vero nei libri e anche nella vita”

Gabrielle Zevin

Quanto è vero!

Un libro letto a sedici anni non scatena le stesse sensazioni e riflessioni di una rilettura a trenta. Probabilmente, se oggi rileggessi “Tre Metri sopra il cielo” (ebbene sì, ammetto non solo di averlo letto ma anche di possedere questo romanzo nella mia libreria!) non ne sarei così entusiasta come a sedici anni!

A parte gli scherzi, mi piacerebbe avere il tempo per rileggere alcuni romanzi e capire, se il giudizio complessivo rimanesse inalterato. Purtroppo, non ho l’abitudine di riprendere in mano un testo già letto…un po’, perché ho sempre qualcosa di nuovo da sfogliare e un po’, per la paura di scoprire che, la storia che, mi ha molto coinvolto in passato adesso mi risulta indifferente o addirittura noiosa!

Inconsciamente , ho scelto questo aforisma per fare pubblicamente un “Mea culpa” e indurmi a riprendere qualche vecchio romanzo letto a scuola…chissà se ,“Il vecchio e il mare” di E. Hemingway, mi potrebbe piacere?

Ho trovato questo interessante articolo a riguardo! http://paroleacolori.com/dieci-buoni-motivi-per-rileggere-un-libro/

Le sette morti di Evelyn Hardcastle

Stuart Turton (2019)     Romanzo Giallo   

Voto: 5 out of 5 stars (5 / 5)

Definito dalla critica: “Geniale”, “Affascinante”, “Sorprendente”, “Da impazzire”; tutti aggettivi assolutamente adeguati al libro in questione. Io aggiungerei: “Difficile da recensire”; infatti se riassumessi la storia, senza svelare la sua peculiarità principale, la recensione risulterebbe incompleta e distorta.

Dall’Inizio, si pongono le basi per il classico racconto giallo grazie alla presenza di alcuni elementi come la pioggia, la villa in rovina, e il comportamento ambiguo dei personaggi. Durante la narrazione, però, vengono introdotti elementi noir, thriller e anche un pizzico di horror che, creano una combinazione perfetta, non solo per la trama che si arricchisce, ma anche, perché il lettore ne risulta più coinvolto.

E’ un testo originale, non tanto per la storia in sé ma, soprattutto, per come è strutturato e ciò, lo rende unico nel suo genere (almeno così credo) !!
Per questo motivo, consiglio di scegliere un momento tranquillo per la lettura, in modo da poter concentrarsi al meglio e comprendere tutte le parti del racconto. Il rischio, è infatti, quello di abbandonare il libro poiché l’intreccio risulta troppo complesso e contorto; in effetti, è un vero e proprio rompicapo! Ho riletto alcuni capitoli più volte poiché rischiavo di perdere il filo della narrazione.

Se cercate tra le diverse recensioni, il giudizio è molto disomogeneo ed è evidente che, questo romanzo o piace molto o non piace per niente: non ci sono vie di mezzo! Il mio giudizio a riguardo, è molto positivo, non vi resta che provare a leggerlo e farvi una vostra opinione!

Buona lettura!

Il mercante dei quadri perduti

Sara Houghteling (2009)  Romanzo 

Voto: 3 out of 5 stars (3 / 5)

Il romanzo è ambientato a Parigi durante (e dopo) la seconda guerra mondiale e il protagonista è un ragazzo ebreo Max Berenzon, figlio di un gallerista importante, appassionato di arte ma, studente di medicina. Il racconto è diviso in due parti: il periodo fino all’invasione francese da parte dei tedeschi, in cui Max vive la “Parigi degli artisti” rappresentato dalla mondanità delle aste o dalla frivolezza dei vernissage eleganti e il dopoguerra, contrassegnato dalla penuria di cibo in cui ricerca le opere trafugate alla sua famiglia durante il conflitto.

Gli eventi sono legati strettamente alle relazioni e alle emozioni che vive il protagonista; è centrale nella storia il rapporto complicato con il padre con cui, Max non trova mai una vera e propria intesa; a questo, si sovrappone l’amore per Rose, personaggio chiave per tutto il corso della narrazione sia, per quanto riguarda le vicende artistiche che, sentimentali. Dal racconto traspaiono i vari accadimenti avvenuti a Parigi in quel periodo e sono rimasta intrappolata tra i fili della Storia. L’autrice, ha compiuto un anno di ricerche prima di scrivere il romanzo ed è riuscita, a parer mio, a descrivere al meglio la situazione in cui si viveva all’epoca senza appesantire la narrazione con troppi dettagli storici.

Il capitolo finale è dedicato “al dietro le quinte” del libro per spiegare al lettore a chi sono ispirati i personaggi e il triste capitolo delle opere perdute a causa del saccheggio nazista. Avendo letto “Monuments Men: eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della Storia ” di Robert M. Edsel , conoscevo la storia di Rose Valland e ho apprezzato che l’autrice abbia preso spunto da una figura reale per creare un personaggio che però, si integri bene con la trama.

La lettura è fluida; le pagine scorrono velocemente, anche grazie ai capitoli non troppo lunghi e al ritmo sostenuto della narrazione. Ho apprezzato l’unione tra i vari elementi storici e narrativi che risulta armonico ed equilibrato.

Cecità

Josè Saramago (1995)    Romanzo

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

” Chiunque tu sia, hai ragione, c’è sempre chi si è riempito la pancia con la mancanza di vergogna, ma noi, cui non resta più niente, se non quest’ultima e immeritata dignità, dimostriamoci almeno capaci di lottare per quanto ci appartiene di diritto”

Cosa succederebbe se all’improvviso si perdesse la vista? Cosa succederebbe se tutta una popolazione diventasse cieca e fosse lasciata in balia di se stessa? Cosa succederebbe se si venisse rinchiusi in una struttura, senza aiuto dall’esterno?
Questo è in breve ciò che è raccontato in questo romanzo.

E’ un racconto crudo, basato su un solo e semplice concetto: la privazione della vista che diventa metafora della cecità dell’anima, dell’annebbiamento della ragione, dell’involuzione sociale. L’autore vuole mettere in risalto come, in ogni persona, è presente un lato oscuro, una parte “crudele” che irrompe, quando prevale l’istinto primitivo di sopravvivenza.

Nel libro, ritorna ripetutamente, la contrapposizione tra sporcizia e pulizia: lo sporco dei corridoi, il fetore all’interno degli edifici, la putrefazione dei corpi e dei cibi si oppone alla purezza dell’acqua che toglie la sete ma, soprattutto, lava via il sudiciume. Ovviamente, è tutto allegorico; la cecità è fisica ma, soprattutto connessa all’assenza di umanità, di collaborazione e di compassione da parte dei ciechi che, indotti alla disperazione, si rendono partecipi di episodi spietati, violenze fisiche fino ad arrivare all’omicidio. Al contrario, l’acqua è il simbolo della ripulitura del corpo e dell’anima, non a caso, sono ben descritti i momenti di pulizia personale che simboleggiano la purificazione dello spirito dalle maltrattamenti subiti e compiuti e alla fine…ops mi devo bloccare se no svelo il finale!!!

In un’intervista, Saramago disse: “Volevo raccontare le difficoltà che abbiamo a comportarci come esseri razionali, collocando un gruppo umano in una situazione di crisi assoluta. La privazione della vista è, in un certo senso, la privazione della ragione. Quello che racconto in questo libro, sta succedendo in qualunque parte del mondo in questo momento”. Infatti è così: l’epidemia si presenta in un luogo qualsiasi, in un tempo non specificato e a persone senza nome; perché il problema della “cecità spirituale” è un problema della società in generale, una corruzione dell’anima che ha colpito e colpisce, tutte le razze, tutte le età, a tutte le latitudini. Secondo Saramago, chiunque può essere il personaggio di questa storia; verso la fine del libro questo pensiero viene ben esplicitato: “ i ciechi non hanno bisogno del nome, io sono questa mia voce il resto non è importante” .

C’è una figura che spicca e può essere considerata diversa dalle altre: la moglie del medico, l’eroina di questa storia. Infatti, anche per i racconti più crudi esiste una speranza e questa, è rappresentata da questa donna: forte, pragmatica e coraggiosa che non esita ad accompagnare il marito nel momento di difficoltà e a salvare il “branco di ciechi” dall’inferno del manicomio e dalla violenza causata dalla fame. Potrei definirla il personaggio della purificazione visto che, è l’unica che è direttamente a contatto con l’acqua: lava le compagne, si occupa della pulitura dei vestiti, e infine dà da bere ai compagni assetati; ogni suo gesto o decisione, è una piccola speranza in cui gli altri si rifugiano. Lei, è l’unica persona che può vedere e diventa l’unica persona che ha il desiderio di diventare cieca, per non guardare le terribili crudeltà che, ogni giorno, si presentano sotto i suoi occhi. Ad un certo punto della narrazione, la donna dice: “ ho la responsabilità di avere gli occhi quando gli altri li hanno perduti…aiuterò per quanto sarà nelle mie possibilità”: ecco tutto il peso che porta sulle sue spalle!

Il testo, sebbene in alcune parti sia crudo e brutale, ti coinvolge totalmente; avrete capito che è una lettura impegnativa sotto molti aspetti ma, porta a riflettere sulla condizione in cui viviamo. Ovviamente è una situazione paradossale, portata all’estremo ma proprio per questo, porta a domandarsi se potrebbe succedere anche nella vita reale. In fondo, nella nostra società si sta diffondendo l’indifferenza, la paura del diverso e per tutto ciò che non si conosce; nessuna tra queste è una “malattia fisica”, come la cecità ma, tutte possono essere considerate “malattie dell’anima” e come vuole farci capire Saramago, ognuna di queste, può essere molto pericolosa per la nostra società e per il nostro futuro.

Un piccolo accenno va fatto anche alla struttura narrativa adottata da Saramago; chi conosce i suoi romanzi ne conosce anche lo stile che, a mio parere si adatta molto bene a questa storia. All’inizio, comprendere il testo è molto difficoltoso per via dell’assenza di punteggiatura e dell’assenza di separazione tra discorsi diretti e indiretti ma, incredibilmente, quando ci si abitua a questa impostazione, tutto diventa più chiaro e definito. Consiglio all’inizio una lettura a voce alta!

Al termine della lettura, è difficile “lasciare andare i personaggi” e nei giorni successivi si pensa a che fine faranno,  se manterranno il legame forte che si è creato e riusciranno a vivere normalmente nonostante, un trauma così grande. Insomma, riusciranno a ricostruire un mondo diverso?

La scomparsa di Stephanie Mailer

Joel Dicker (2018)     Romanzo Giallo

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

Poliziesco ambientato ad Orphea, cittadina immaginaria negli Hamptons dove si alternano fatti avvenuti tra il 1994 e il 2004 durante il periodo estivo in cui si organizza il festival locale. L’intreccio è ben congeniato, rispetto ai soliti thriller, Joel Dicker, ci regala degli “espedienti” che mi sono piaciuti molto. Infatti racconta, attraverso vari personaggi più o meno importanti, di situazioni apparentemente sganciate una dall’altra, ma sul finale, ognuno di questi elementi, si inserirà come un perfetto tassello nel puzzle, regalando al lettore la soluzione del caso. Un altro “trucco” che rende il romanzo più avvincente, è la modalità della narrazione: ogni capitolo è raccontato in prima persona da uno dei personaggi, per cui il lettore entra nella storia, attraverso la descrizione diretta delle azioni e delle emozioni della persona che sta raccontando gli eventi. Inoltre, Joel Dicker si è divertito tramite molteplici colpi di scena, sparsi qua e là, ad ingannarci, suggerendoci soluzioni alternative assolutamente credibili, per cui fino alle ultime pagine non si sa chi sia il reale colpevole: tutti potrebbero esserlo perché ognuno nasconde un segreto, come in ogni buon giallo che si rispetti.

Si può dire che, in questo romanzo non ci sono dei veri e propri protagonisti: ci sono personaggi maggiori e minori ma, quello che descrive l’autore è il paese di provincia, con le sue regole e le sue convenzioni. Essendo per l’appunto un piccolo paese, tutti partecipano agli eventi e l’autore descrive molto bene questa coralità ma anche, ciascuno degli abitanti coinvolti: ognuno ha una piccola o grande parte nella trama.

E’ una lettura che può sembrare impegnativa, visto la mole del volume, invece risulta molto scorrevole sia per la trama avvincente che per la modalità di scrittura adoperata. L’alternanza delle voci e dei momenti temporali che, caratterizza i capitoli, non è un ostacolo alla fluidità della narrazione bensì, un arricchimento poiché, regala un ulteriore ritmo alla storia.

Consiglio anche gli altri romanzi di Joel Dicker, di cui scriverò una recensione magari più avanti: “La verità sul caso Harry Quebert” (2012) e “Il libro dei Baltimore” (2015).

Viaggio a Lanzarote

“Il piacere profondo, ineffabile, che è camminare in questi campi deserti e spazzati dal vento, risalire un pendio difficile e guardare dall’alto il paesaggio nero, scorticato”

Josè Saramago

PERIODO: Ottobre

DURATA  7 giorni

A Lanzarote, ci siamo capitati quasi per caso poiché, cercavamo un posto di mare dove soggiornare nel mese di Ottobre ma, non troppo lontano dall’Italia. Non potevamo scegliere di meglio! Lanzarote è meno lussureggiante delle altre isole dell’arcipelago ma, sebbene più arida, riserva una natura incontaminata e colori, così decisi e intensi, che creano, con i loro contrasti, dei magnifici scorci; per non parlare dei suggestivi tramonti… Abbiamo affittato un’auto all’aeroporto per spostarci autonomamente sull’isola, mentre abbiamo prenotato l’albergo nella zona a sud dell’Isola, che è più tranquilla rispetto a Puerto del Carmen o a Arrecife; avevamo bisogno di riposo e abbiamo preferito una località meno mondana!

2° GIORNO -3°GIORNO

I primi due giorni della settimana li abbiamo dedicati al relax sulla spiaggia di Playa Blanca. Playa Blanca è un villaggio molto carino e la sua spiaggia è il vero fiore all’occhiello poiché, è riparata dal vento, spaziosa ed attrezzata; il mare è pulito e cristallino ma questo caratterizza tutta l’isola. Inoltre da Playa Blanca parte una bella passeggiata panoramica che porta fino a Marina de Rubicon, famosa per essere l’approdo di yacht e panfili e per i suoi negozi eleganti. Devo dire che è piacevole fare un giro serale per ammirare il porticciolo.

4° GIORNO

Gita al nord dell’Isola! Per spostarsi dal sud, al nord dell’isola, in auto, ci si mette circa un’ora; le strade sono ben asfaltate e si viaggia comodamente. La prima tappa è stata la Cueva de los Verdes, grotta molto vasta che è parte del tunnel vulcanico sotterraneo e sottomarino di Atlantide, lungo circa 8 Km, formatosi in seguito alla solidificazione della colata lavica per l’eruzione del vulcano “La Coruna”, circa 5000 anni fa. E’ un luogo unico al mondo e se volete visitarlo c’è una guida che vi accompagnerà, lungo un percorso molto affascinante e con qualche sorpresa finale!! Devo avvisarvi però che, ovviamente, il camminamento è disomogeneo quindi bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi e ogni tanto, ci si deve abbassare lungo il percorso. Terminata la visita, siamo andati subito a vedere Los Jameos del Agua, situato a pochi passi…i jameos sono buchi formatesi in seguito alla caduta del “tetto” del tunnel lavico precedentemente descritto; quando passa la luce crea uno spettacolo visivo sorprendente! Questa conformazione geologica ha inspirato l’artista locale César Manrique, a creare opere architettoniche, a partire proprio dalla natura; il Jameos de Agua è una commistione ben riuscita tra uomo e natura. C’è anche un ristorante se, ci si vuole fermare per pranzo, ma noi abbiamo ripreso la macchina e ci siamo avviati lungo la strada che costeggia il mare, fino ad arrivare ad Orzola, all’estremità dell’isola dove abbiamo mangiato un bel piatto di pesce in una trattoria. Dal porticciolo di questo paesino di pescatori, ci si può imbarcare per l’isoletta “La Graciosa”, poco lontano, ma io ho preferito evitare questa escursione visto, che soffro il mal di mare e ammirare l’isoletta dall’alto! Il punto perfetto è il Mirador del Rio, altra opera di César Manrique da cui non solo, si ammira “La Graciosa” ma anche il canale “Il Rio” e da qui, è visibile il contrasto tra il rosso della terra vulcanica e il blu dell’oceano! Lungo la strada in direzione del “Mirador del Rio” ci siamo fermati per una passeggiata post-pranzo molto caratteristica! Se parcheggiate nel paesino di Ye, nei pressi della chiesa, inizia il sentiero per la salita al vulcano La Coruna. Non è una camminata impegnativa ma è carino camminare tra i campi e salire per osservare il cratere da vicino (onestamente non ha niente di diverso dal Vesuvio, però può essere un’escursione interessante).
Come ultima tappa ,siamo andati sulla spiaggia di Famara, ad ammirare i salti dei surfisti tra le onde del mare! Attenzione al vento che qui è davvero forte!

5° GIORNO

Visita al parco naturale di Los Ajaches e alle sue meravigliose spiagge. E’ raggiungibile via terra o via mare…come vi ho già detto, preferisco la prima opzione e così ci siamo diretti in auto di prima mattina, pagando un biglietto di ingresso di tre euro (sono d’accordo a pagare una quota simbolica per preservare e mantenere pulito un sito turistico!).
Questo parco, situato a sud dell’isola, è costituito da molte spiagge e consiglio di visitarle tutte perché sono diverse tra loro anche se il mare è sempre magnifico; alcune sono più ventose, altre più turistiche… la mia preferita in assoluto è stata la spiaggia di Papagayo che, non a caso, è considerata una delle più belle di tutta l’isola! E’ riparata dal vento, non molto grande e non attrezzata, l’unico bar è in cima alla rupe (dove si mangia molto bene!). Penso che in alta stagione questa spiaggia si presa d’assalto, ma noi non abbiamo trovato molta gente e così ci siamo goduti a pieno questo paradiso!

6°GIORNO

Dedicato alla visita della parte a Sud dell’isola. Come prima cosa siamo andati a vedere le scogliere vulcaniche di Los Hervideros, poi poco più avanti il magico Charco de los Clicos, dove il verde delle sue acque contrasta con il nero della sabbia lavica e il blu del mare! Altro sito dove chi è appassionato di fotografia o di pittura può dare pieno sfogo alle sua creatività!
Successivamente siamo indietro per andare al parco naturale di Timanfaya ; una lunga strada che tira dritta in un paesaggio di terra nera e rossa, tra vulcani sparsi ovunque! Molto suggestivo! Ci è sembrato di essere arrivati sulla luna!!!! Ogni tanto si vede qualche fila di dromedari che trasportano turisti in giro…ma in generale è tutto disabitato! Potreste fare un po’ di coda per parcheggiare ma il centro è molto organizzato e ogni 10-15 minuti parte un pullman per visitare tutto il parco; l’unica pecca è che non si può scendere dal mezzo per qualche fotografia!!!
Al termine, uno spettacolo di geyser saluterà gli spettatori!
Saliti nuovamente a bordo della nostra macchina, ci siamo diretti verso Geria per vedere i particolarissimi vigneti di Lanzarote…Inoltre, abbiamo fatto un giro per le cantine e assaggiato i vini locali accompagnati da un bel pranzetto!
Sulla via del ritorno, ci siamo fermati a Tias per visitare la casa-museo del premio Nobel Saramago. Non avevo mai letto un libro di questo autore ma, viste le ottime recensioni su Tripadvisor, mi sono convinta a visitare questo museo…ed è stato davvero interessante! Oltre a conoscere questo scrittore, di cui ho poi letto due libri, ho scoperto un grande uomo, molto umile nonostante fosse una celebrità.
Consiglio la visita, ma attenzione, l’ultimo ingresso è alle 13,30! Noi siamo stati fortunati perché quel giorno tenevano aperto anche al pomeriggio, ma è stata un’eccezione.
Tornati a Playa Blanca ci siamo concessi ancora un bagno e relax!

Visto che abbiamo citato questo autore, consiglio la lettura di Cecità(1995); lettura impegnativa ed angosciante ma che fa riflettere il lettore sulla condizione in cui viviamo o potremmo trovarci a vivere. Senza dubbio un capolavoro della letteratura.

7° GIORNO

Abbiamo salutato, solo con un “arrivederci” questa splendida isola che nasconde paesaggi incredibili e una natura dai colori spettacolari, ancora protetta dalla modernità dell’uomo!

LETTURA CONSIGLIATA:    “Quaderni di Lanzarote” di José Saramago (2010) Romanzo

La libreria di Charlotte

Thomas Montasser (2014)    Romanzo

Voto: 1 out of 5 stars (1 / 5)

Romanzo ambientato ai giorni nostri in Francia; il romanzo è incentrato sulla protagonista, Valerie che ha ereditato una libreria dalla zia “scomparsa” in circostanze misteriose. La problematica maggiore del libro è proprio la trama perché, rimane bloccata in questo punto e non si sviluppa oltre; non viene inserito alcun piccolo episodio o personaggio che possa diventare un’occasione per rivitalizzare la storia. L’autore, descrive le iniziali difficoltà della protagonista nell’approcciarsi al nuovo lavoro che, però, con l’andare dei mesi, si trasformano in una vera e propria passione per la lettura; vengono citati nei vari capitoli, brani di testi noti ma, anche se la scrittura è fluida e il lessico non è complesso, il racconto risulta ripetitivo e piatto.

Manca una descrizione sia fisica sia psicologica di Valerie, anche indirettamente, non traspare mai una caratterizzazione del suo personaggio; non ci sono figure secondarie ma, semplicemente comparse che, vengono presentate molto velocemente senza soffermarsi sulla figura in sé ma, solo per le relazioni con la protagonista.

Il finale è abbastanza originale; per questo avrebbe potuto essere un’opportunità per introdurre un colpo di scena, risvegliando il lettore dal torpore, invece, passa quasi inosservato a causa della mancanza di un intreccio narrativo.

Insomma, come avrete capito, il mio giudizio è negativo: il racconto è talmente anonimo che si dimentica facilmente. Mi spiace molto scrivere questa recensione così sfavorevole anche perchè la casa editrice che lo ha pubblicato è molto valida, ma in questo caso specifico anche la copertina risulta scialba come il romanzo.

La collana “I Bassotti”

Polillo Editore

Oggi voglio parlarvi della collana “I Bassotti”, di Polillo Editore, che propone ai lettori alcuni tra i migliori romanzi gialli scritti da diversi autori, spesso sconosciuti o dimenticati, a partire dai primi del Novecento. La casa editrice la definisce “piccola biblioteca del giallo da salvare”: la collana comprende 200 volumi (per ora!) che sono riconoscibili da una semplice, ma simpatica, copertina arancione.

Ho scoperto l’esistenza di questi romanzi, grazie ad un regalo del mio fidanzato che, recandosi al Salone del Libro di Torino, si è avvicinato allo stand di Polillo Editore, colpito proprio dal colore delle copertine dei libri in esposizione. Dopo aver letto, “L’enigma della stanza impenetrabile”, di Derek Smith, ho cominciato a cercare “altri Bassotti” nelle varie librerie e ho scoperto che non è poi così difficile trovarli! Qua e là, sui vari scaffali, “un Bassotto” si trova sempre, sembra quasi volersi mimetizzare tra gli altri romanzi dalle copertine grigie o nere, ma l’occhio è subito attirato dal colore vivo che lo caratterizza. E così, pian pianino, ne ho già letti circa una decina. La trama che caratterizza questi polizieschi è intricata e appassionante, ricorda spesso i romanzi della più celebre Agatha Christie; le ambientazioni variano dalla campagna inglese alle mete più esotiche, ma in ogni caso, il lettore viene avvolto da un’atmosfera misteriosa come nello stile di un perfetto giallo classico .

Adoro leggere questi romanzi, il pomeriggio tardi o la sera, sul divano mentre fuori fa freddo; mi piacerebbe scrivere anche di un bel camino acceso, ma quello lo devo immaginare perché purtroppo mi manca! Forse un po’ troppo idilliaco eh?  In ogni caso, il formato “tascabile” consente di leggerli anche sul tram o in pausa pranzo e questo è un’ottima idea visto, le tempistiche di oggi per recarsi al lavoro o a scuola. Periodicamente, la casa editrice pubblica un nuovo volume della collana; ho scoperto che ci sono dei veri e propri fan “dei Bassotti” che comprano subito l’ultimo volume pubblicato e perciò bisogna prenotarlo e aspettare qualche giorno per leggerlo. I primi volumi della collana, invece, sono più difficili da recuperare; io li ho comprati direttamente allo stand della Polillo al Salone del Libro di Torino, ma penso che scrivendo alla casa editrice si possano ordinare.

Un plauso a questa piccola casa editrice che sta riscoprendo romanzi quasi perduti facendoli conoscere ai lettori.

Viaggio a Firenze

Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati.

Stendhal

PERIODO: Agosto. Non è il periodo migliore…molto caldo e umido ma avevamo solo quei giorni liberi e quindi ci siamo accontentati!

DURATA: 5 giorni

Firenze è davvero una città particolare, dove tutta l’arte ha raggiunto il massimo della sua magnificenza. Stendhal ne rimase così colpito da dare il nome ad una vera e proprio “sindrome”. Questa città è l’immagine del Rinascimento ma, fu importante anche nei secoli precedenti e successivi; è stata la patria di figure fondamentali nella Storia Italiana a partire dalla politica con la famiglia Medici, Macchiavelli o Savonarola, passando per artisti famosi come Brunelleschi, Leonardo da Vinci, Botticelli e Donatello fino ad arrivare a poeti e scrittori, il più famoso dei quali, è senza dubbio Dante Alighieri. Insomma, Firenze è la culla della cultura e girovagando tra le sue vie, lo si percepisce immediatamente. E’molto meglio arrivare in treno poichè, il centro è piccolo, si gira facilmente a piedi mentre il parcheggio è introvabile! Le mete da visitare sono molte perciò, bisogna soggiornare almeno cinque giorni, per avere la possibilità di conoscerla anche solo superficialmente.

Cattedrale di Santa Maria del Fiore

1° GIORNO 

Cattedrale Santa Maria del Fiore, Campanile di Giotto, Battistero e Cupola del Brunelleschi.
Due cose da sapere: biglietto unico e coda moltooo lunga però MERITA assolutamente la visita!
“E quando siete a Firenze, davanti al campanile di Santa Maria del Fiore, voi potete vedere la prova dell’unione delle arti…” (John Ruskin). Non riesco a descriverla in altro modo…un’esplosione di bellezza! Dopo questa visita potete recarvi alla Galleria dell’Accademia a Firenze.
Qui potete ammirare varie opere di Michelangelo, Giambologna, ma senza dubbio la “star” del museo è il David di Michelangelo. Pensate che ero molto stanca e non avevo molta voglia di visitare questo museo; in fondo la copia del David avrei potuto vederla in piazza della Signoria. Ma devo dire che non è la stessa cosa; è così imponente e perfetto nelle proporzioni che, rende molto di più. Forse perché l’imponenza, nella piazza si perde un po’. Terminata la visita, ormai stanchi potete passare davanti all’ Ospedale degli Innocenti, progettato da Brunelleschi ma presenta anche i tondi in terracotta di Andrea della Robbia. E’ un museo che raccoglie sia la storia dell’edificio che è stato da sempre un centro per l’accoglienza degli orfani sia la galleria d’arte.

2° GIORNO

Questa giornata si svolge perlopiù all’aperto, per cui, consiglio questo itinerario, se c’è una bella giornata soleggiata. Attraversando Ponte vecchio, uno dei simboli di Firenze, si può immaginare come fossero le botteghe degli orefici nel Medioevo; ancora oggi sono presenti diverse gioiellerie ma, consiglio un giro serale per godere della giusta atmosfera, rovinata durante il giorno dallo stuolo di turisti. Ormai arrivati dall’altra parte del fiume Arno si va a visitare il Palazzo Pitti e Giardino di Boboli. Devo ammettere che la visita al palazzo non mi ha entusiasmato; ci sono molte sezioni all’interno: le sale adibite ad appartamenti reali, la Galleria Palatina, il museo dei costumi, la galleria d’arte moderna e il tesoro dei granduchi.
l giardino di Boboli invece, l’ho trovato curato e suggestivo; è abbastanza esteso, ricorda i giardini delle grandi dimore reali europee come Versailles, Schonbrunn o Caserta. Dato il periodo afoso, passeggiare all’ombra è stato un vero piacere, consiglio di prendervi del tempo per camminare e esplorarlo tutto! Si continua andando alla
Cappella Brancacci, che noi non siamo riusciti a visitare ma, sui libri, ho visto molte volte gli affreschi presenti ed essendo uno dei simboli della città, avrei voluto entrare.
La prossima volta che torneremo a Firenze sarà una delle prime cose che andrò a visitare. Terminiamo la giornata, prendendo il pullman di linea (Linea: 13) in direzione del Piazzale Michelangelo,cioè la terrazza panoramica più famosa della città . Al tramonto c’è sicuramente più gente ma la cupola del Brunelleschi che si staglia su un cielo color giallo-arancio conquista!

3° GIORNO

Giornata dedicata a due “must” della città:
Museo degli Uffizi
Non ha bisogno di presentazioni ma, consiglio la prenotazione online in modo da ridurre i tempi di ingresso. Sebbene avessimo scelto di visitarla la mattina presto, le sale erano comunque affollate e in alcune, bisogna farsi largo aspettando pazientemente il proprio turno. Raccomando l’audioguida che è ben strutturata perché le spiegazioni erano brevi ma esaurienti. Dopo la visita a questo museo ci si sente veramente impregnati di arte e quasi confusi quindi, consiglio di trovarsi una trattoria e mangiarsi una bella fiorentina con patate!
La Basilica di Santa Croce
Dopo un lauto pasto, non c’è niente di meglio che la visita ad un complesso monumentale molto importante come quello di Santa Croce dove sono sepolti grandi figure come Galileo Galilei, Michelangelo o Dante Alighieri.
Ma non c’è solo questo, si possono ammirare anche le opere di Donatello, Cimabue e Giotto e la cappella dei Pazzi di Brunelleschi. Anche questa è una visita impegnativa ma all’uscita potete ristorarvi in qualche locale della piazza antistante la Basilica.

4° GIORNO

Palazzo Vecchio è uno dei luoghi che mi è piaciuto di più; non è un vero e proprio museo ma, visitando le sale, si percepisce l’importanza del palazzo. I cortili sono riccamente decorati e lasciano a bocca aperta, ma il Salone dei Cinquecento è un capolavoro; ricordatevi di attendere il vostro turno per visitare lo studiolo di Francesco I: è una vera chicca! Merita anche salire sulla torre del palazzo vecchio; è vero, che si è già saliti sulla Torre di Giotto e sulla Cupola ma, è una bella sensazione quella di trovarsi sopra i tetti di Firenze! L’audioguida qui può essere utile se si è interessati a conoscere i vari usi delle diverse stanze ma non è fondamentale, si possono ammirare gli affreschi e l’arredamento anche senza spiegazione. Anche in questo caso, consiglio di prenotare l’ingresso online. Successivamente se avete voglia, si può entrare nella Chiesa di Santa Maria Novella, altro simbolo di Firenze; non è ricca quanto Santa Croce o il Duomo ma anche questa Chiesa racchiude opere d’arte. E’ più semplice, ma io l’ho trovata più indicata come luogo di preghiera rispetto alle prime due che sono dei veri e propri musei.

5°GIORNO

Metà della giornata può essere dedicata:

  • Chiesa di San Lorenzo e tombe medicee
  • Il museo della Specola: se si è interessati agli studi di Medicina. Infatti è presente un’interessante collezione di cere anatomiche.
  • Casa Museo di Dante

MANGIARE A FIRENZE

Firenze è un gioiello artistico ma si mangia anche molto bene! Il centro pullula di trattorie dove assaggiare qualche piatto della tradizione come una bella Fiorentina con patate! A pranzo ci si può fermare in una delle paninoteche tradizionali per l’assaggio di ottime specialità!

LETTURE CONSIGLIATE:     “Camera con vista” di Edward Morgan Forster (1908) Romanzo “Inferno” di Dan Brown (2013) Romanzo