Controvento. Storie e viaggi che cambiano la vita

Scintille. Storie e incontri che decidono i nostri destini

Federico Pace (2017)(2019) Romanzo

Voto: 5 out of 5 stars (5 / 5)
Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

Questa volta la recensione è doppia!!!

Ho letto due libri di Federico Pace: “Controvento” e “Scintille”. Lo stile dell’autore mi è piaciuto molto: capitoli brevi ma esaustivi nell’esporre il tema prescelto e i personaggi, in poche pagine, riescono a raccontarsi tramite i loro gesti e le loro percezioni.

In “Controvento” il tema centrale è il viaggio. La parola “Viaggio” è intesa sia, in senso letterale sia, come trasformazione; esso diventa un pretesto per svelare la parte più intima del personaggio che lo intraprende poiché, vengono descritte le sue impressioni e le sue emozioni: il tragitto diventa più importante della meta.
Federico Pace narra di incontri brevi ma, rilevanti per la crescita artistica e personale di ogni singolo protagonista. Infatti, terminato il libro, al lettore sembrerà di aver conosciuto e condiviso con Frida Kahlo, Keith Jarrett o Vincent Van Gogh i momenti più introspettivi della loro esperienza. Insomma, dalla lettura traspaiono le diverse sfumature di un viaggio, che rappresenta un momento di svolta e di cambiamento.

Mantenendo lo stesso schema narrativo, “Scintille”, tratta dei rapporti personali come amicizia, amore, condivisione o distacco; in ogni capitolo, il protagonista narra di un incontro che ha condizionato talmente tanto la sua vita da condizionare le decisioni future. Ci imbattiamo in personaggi storici celebri Albert Camus che racconta del suo complesso rapporto con la madre, Juan Martin Guevara e il fratello Ernesto fino ad arrivare al carceriere di Nelson Mandela. Anche in questo caso, Federico Pace incentra la narrazione sulla parte più intima e personale del personaggio perché ciò che vuole evidenziare è l’importanza della relazione che si instaura tra due persone e le sue conseguenze sia in termini positivi che negativi.

Nonostante mi siano piaciuti entrambi, “Controvento” mi ha coinvolto maggiormente, dato che, diverse volte, per me, il viaggio ha rappresentato non solo, un motivo di svago ma anche, un’occasione di trasformazione e crescita personale.

“I viaggi aprono varchi su ciò che stiamo diventando. Certificano la nostra condizione. Ci scuotono dall’inconsapevolezza e di quell’andare altrove, nel confrontarci con l’altro, ci obbligano a prendere consapevolezza di ciò che altrimenti cerchiamo di nascondere a noi stessi. Il velo che cela le cose, in viaggio viene strappato senza esitazione”.

Aggiungo che entrambi i libri hanno una copertina colorata e molto simpatica!

Collaborazioni

Avrete notato che, negli ultimi tempi, ho pubblicato alcune recensioni scritte da altre persone…pubblico questo articolo per spiegarvi il motivo!

Non mi manca materiale ma, avevo voglia di diversificare il più possibile le recensioni dei libri. Ognuno di noi ha degli argomenti favoriti mentre, alcuni temi proprio non interessano, per cui, avrei rischiato di trattare sempre la stessa tipologia di testi tralasciando, alcuni filoni, per me poco coinvolgenti. Così, mi è venuta l’idea di invitare le mie amiche e amici bibliofili, a scrivere una recensione per arricchire il blog e in modo da incuriosire maggiormente i lettori! Ho pubblicato gli articoli esattamente come mi sono stati inviati.

Spero vi piaccia l’idea…Buona lettura!

La chimera

Sebastiano Vassalli (1990) Romanzo storico

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

Recensione di Woddy

Un fiore per Antonia e per tutte quelle come lei…che, nell’epoca sbagliata (o forse in tutte alla fine?) hanno pagato lo scotto di essere un pochino diverse, indipendenti, testarde ed anche intelligenti…colpevole di aver avuto un innamorato vagabondo, di aver raccolto qualche fiore ed erba aromatica solo per profumarsi, di aver rifiutato pretendenti che non interessavano, di aver avuto pietà e tenerezza per ‘lo scemo del villaggio’ (moderno disabile)…in un mondo povero, rurale, becero, ignorante, in cui la superstizione detta legge e la religione è l’arma dei potenti ed in nome della quale le più ignobili nefandezze sono compiute e continuano a compiersi…ricostruzione storica notevole e meritevole, un po’ dispersivo a tratti vero, ma anche amaramente poetico e malinconicamente arguto.

Posso aggiungere che nonostante sia un pochino lento, ti ‘arriva’, soprattutto nella seconda parte, ed in modo prepotente, in contrasto con l’incipit più leggero. È durissimo e ho pianto per Antonia. Anche se non rientra nei miei libri preferiti in assoluto è colto, un piccolo classico moderno!

Il cardellino

Donna Tartt (2013) Romanzo

Voto: 3.5 out of 5 stars (3,5 / 5)

Recensione di Shiori

Theodore Decker è un ragazzo newyorkese di tredici anni, che vive solo con la madre, dopo che il padre alcolizzato se ne è andato all’improvviso. La sua vita viene completamente sconvolta da un attentato terroristico che lo rende orfano e senza alcun punto di riferimento. Si trasferisce, prima, dalla facoltosa famiglia di un suo amico di infanzia, poi a Los Angeles dove trascorre l’adolescenza tra alcool, droghe ed esperienze pericolose. La profonda solitudine che prova continuamente, rende Theo morbosamente attaccato ad un quadro piccolo e preziosissimo, molto amato dalla madre: il Cardellino. Theo cresce, torna a New York, dove diventa un antiquario abile ed un truffatore insospettabile e dove conduce una vita disordinata, parca di amicizie e sentimenti, che lo conduce più volte sull’orlo di un precipizio interiore, in un vortice di autodistruzione che culmina con il suo coinvolgimento di un crimine internazionale che ha ad oggetto proprio il piccolo dipinto: ritrovarlo sembra l’unica via di redenzione per Theo, l’unica possibilità, per lui, di ritrovare l’innocenza perduta tanti anni prima.

Il Cardellino è un romanzo di formazione, che affronta il tema della solitudine e dell’incapacità di accettare il lutto e andare serenamente avanti senza recriminazioni e rimpianti. Il protagonista, sembra intrappolato in una vita parallela alla quale non partecipa, ma dalla quale si fa trascinare e spesso sopraffare, quasi che non fosse la sua, quasi fosse rimasto fermo al terribile giorno dell’attentato. Per la sua apatia e per i suoi reiterati e discutibili comportamenti, è difficile empatizzare totalmente con il protagonista, nonostante la sua triste storia. Dal punto di vista stilistico, Il romanzo alterna brani delicati e profondi a scene eccessivamente descrittive ed episodi che paiono fini a se stessi e poco utili alla trama. La scrittura è fluida e profonda, mai banale, anche se a tratti prolissa e un po’ ridondante, tenete conto che è davvero corposo (sono ben 864 pagine…)! Consigliato a chi ama immergersi nella vita e nella psicologia altrui e a chi non ha la fobia dei fronzoli e dei tomi impegnativi!

Quel che si vede da qui

Mariana Leky (2017) Romanzo

Voto: 3 out of 5 stars (3 / 5)

E’ un bel racconto, lineare nella struttura narrativa, genuino ma non ordinario anzi, alcuni personaggi risultano alquanto surreali sia, per il loro comportamento che per le loro espressioni. Il lettore si immerge poco a poco nella quotidianità del villaggio immerso nel verde del Westerwald, dove tutto sembra scorrere sempre allo stesso modo, per anni; questa routine spaventa alcuni personaggi mentre, altri si sentono rassicurati da questa condizione. Durante la narrazione, viene spesso citato il concetto di “lontananza” sia in termini positivi, come libertà dalle costrizioni sia, in termini negativi come mancanza.

La protagonista si chiama Louise ed è intorno a lei che girano tutti i personaggi della storia cioè, gli abitanti del paese (Ops! Stavo dimenticando che c’è anche un Okapi!); ne risulta un grande ritratto di famiglia, ognuno con i suoi pregi e difetti, ognuno con una caratteristica fondamentale , ben descritta dall’autrice durante, i molteplici episodi che si susseguono nei vent’anni in cui si svolge la storia.

Inoltre, ci vengono rappresentate numerose sfaccettature dell’amore e dell’amicizia: l’amore non confessato, l’amore lontano, l’amore finto, ma anche, il rapporto indissolubile di amicizia e il difficile rapporto genitoriale. Tanti legami e tanti addii che commuovono il lettore e descrivono bene la difficoltà del distacco.

Insomma, un romanzo all’apparenza molto semplice per quanto riguarda sia lo stile che la trama: esso, anche se non si caratterizza per particolari intrecci o misteri, arriva all’anima del lettore che si emoziona ma mano che procede con la lettura.

Devo ammettere che le prime pagine scorrono a rilento e la storia fa fatica ad ingranare: la prima parte è troppo prolissa. Successivamente, quando ogni personaggio è delineato e si capiscono determinate dinamiche, il lettore viene incuriosito dagli eventi ma, a parer mio, non coinvolto completamente. In ogni caso, è una storia carina, che fa riflettere su quanto i rapporti interpersonali possano essere variegati e quanto gli eventi della vita, sebbene improvvisi e tristi, possano essere il punto di partenza per nuove opportunità.

Suite Francese

Irène Némirovsky (2004) Romanzo

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

Recensione di Synkha

Consiglio questo libro che ho letto con passione…Un libro dalla scrittura delicata, appassionante, dolce, vitale che ricorda la strabiliante capacità compositiva di Isabel Allende, capace di rapire il lettore senza abbandonarlo fino alla fine del libro.

Ho scoperto che l’autrice, Irene Nemirowsky, fu una donna di buona famiglia ebraica e molto istruita, che venne deportata ad Auschwitz dove morì nel 1942. Il libro è postumo, pare incompiuto (manca un racconto). Tale dato mi fa apprezzare il libro ancora di più: esso non è frutto di fantasie o storie inventate, ma ogni dettaglio descritto fa parte di un attimo realmente e tristemente vissuto, ogni sciagura, ogni lacrima, ogni grido di dolore sono realmente esistiti e trasposti in personaggi sí inventati ma che appieno riflettono la trasformazione dell’umanità nel mostruoso inferno della guerra.

Il testo si compone di due libri indipendenti, ma accumunati dal periodo storico di ambientazione: il momento della Seconda Guerra Mondiale che vede l’invasione della Francia da parte dei Tedeschi. “Tempesta in giugno” , un ricco carosello di personaggi con cui si identificano viltà, codardia, paura, bieco egoismo, malvagità…gli aspetti peggiori dell’umanità sottoposta al pericolo e alla realtà della guerra. Leggendo le storie di questi personaggi in fuga dall’invasione tedesca viene inevitabilmente da chiedersi “e io…? Cosa avrei fatto?”, facendo sprofondare il lettore in un inevitabile faccia a faccia con i limiti animaleschi che si evidenziano in noi tutti al momento della sopravvivenza, quando regole, convenzioni, buon intelletto vengono meno per lasciare il posto alla disperazione.
“Dolce”, incentrato su un amore tra una vedova di guerra ed un soldato di tedesco, un amore soffocato, crudelmente ingiusto per il tempo della guerra, che divampa nonostante i limiti dei costumi. Una lettura più tenera del libro precedente, ma sconfortante per il forte background che accompagna ed impronta questa amorevole passione tra due persone inadatte per i tempi e per la storia.

Leggetelo, questo è uno di quei libri che vi dona qualcosa in modo prepotente e duro. Allo stesso modo in cui qualcosa entrò in me e non mi ha mai abbandonata quando feci un viaggio appositamente ai campi di concentramento di Birkenau-Auschwitz. Esperienze sofferte, ma che noi dobbiamo all’umanità, a chi ha sofferto ed è morto (e avremmo potuto essere noi), alla vita che abbiamo. Non posso che consigliarlo!

Tutti i nomi

Josè Saramago (1997)    Romanzo

Voto: 3 out of 5 stars (3 / 5)

Ho comprato questo libro per caso; mi trovavo in vacanza a Lanzarote e ho visitato la casa di Josè Saramago (vedi “Viaggio a Lanzarote”). Se capitate a Tias, andate a vedere questa casa-museo, dove l’autore ha passato gli ultimi anni della sua vita; oltre ad essere interessante conoscere la vita pubblica e privata di un premio Nobel, è affascinante capire cosa sta dietro al suo pensiero e cosa lo ha ispirato a scrivere molti racconti. Inoltre il personale è molto gentile e disponibile, a rispondere ad ogni curiosità. Fatta questa digressione, passiamo alla recensione del libro.

E’ difficile valutare questo romanzo perché, sia la trama che lo stile linguistico, sono particolari e originali per cui la lettura non è semplice. Il protagonista è il Signor Josè, scritturale ausiliario presso la Conservatoria Generale, che, dopo aver casualmente visionato un documento anagrafico di una donna sconosciuta, ne va alla ricerca tormentata. Le vicende rasentano l’assurdo ma, grazie a queste avventure, il protagonista si evolve fino a scoprire nuovi lati di se stesso: è un percorso sia fisico che mentale. Le scene si svolgono in luoghi comuni come una scuola, un cimitero e appunto la Conservatoria Generale ma, questi luoghi sono descritti in modo tale da conferirgli un velo di irrealtà, poiché sembrano sospesi nel tempo e nello spazio; infatti, in molte parti della narrazione il Signor José è da solo e questo, attribuisce all’ambientazione un aspetto ancora più misterioso. Un altro aspetto che mi ha colpita, è stato che, solo al protagonista viene dato un nome proprio poiché, la città in cui vive e tutti i personaggi che si incontrano lungo la vicenda, sono delle entità non specificate, “la donna del pianterreno a destra” oppure “il capo della Conservatoria Generale”. Anche la donna, oggetto dell’indagine non viene mai nominata e questo, denota la grande abilità di scrittura e il vasto lessico dell’autore il quale, attraverso le domande del Signor José, riesce a far capire di chi si sta parlando, senza nominare mai il personaggio in questione. Saramago ha creato un mondo “senza nomi” per un libro intitolato “tutti i nomi” e questo è il primo punto di riflessione che si presenta al lettore. Nonostante io non abbia una preparazione tale, da comprendere le numerose sfaccettature ed interpretazioni che si possono estrapolare da questo testo, ho apprezzato molto che l’autore abbia comunicato con i lettori tramite “dialoghi interiori ” del Signor José. Da queste conversazioni, deriva che non è il nome a rendere la persona importante ma, sono i gesti che si compiono nella sua vita che, assegnano una reale identità al soggetto.

Da evidenziare, è il linguaggio utilizzato da Saramago. All’inizio, ho trovato talmente difficoltoso capire il testo che, volevo quasi interrompere la lettura; la sintassi, caratterizzata da frasi molto lunghe, l’utilizzo della punteggiatura, ma soprattutto, l’assenza delle virgolette nei dialoghi mi hanno messo in difficoltà, distogliendomi dalla comprensione del racconto; ho superato il problema, leggendo ad alta voce e ho potuto farlo, anche perché, sia la trama che lo stile, non permettono una lettura in un luogo affollato o rumoroso. Utilizzare questo metodo, mi ha permesso non solo, di capire meglio ciò che stavo leggendo, ma anche, di apprezzarne lo stile: le pause e la punteggiatura donano fluidità alla lettura e sembra quasi di recitare un testo teatrale.

Lo consiglio a coloro che sono curiosi di sperimentare qualcosa di nuovo ed innovativo sia dal punto stilistico che narrativo.

I leoni di Sicilia.La saga dei Florio

Stefania Auci (2019)    Romanzo

Voto: 5 out of 5 stars (5 / 5)

“Perché quel malessere era tornato? Come poteva spiegargli che dentro aveva un grumo di buio che lo spingeva ad andare avanti, ancora, sempre, ad accumulare, ingrandirsi, trovare nuove imprese? Lui, ricco di nascita, non avrebbe mai potuto capire.”

Romanzo storico che ripercorre la storia della famiglia Florio e insieme ad essa, le vicende italiane durante il XIX secolo. L’autrice, grazie ad una ricerca storiografica minuziosa e alla fantasia che riempie gli inevitabili “buchi” non documentati, crea, una trama avvincente, narrando l’ascesa di questa dinastia e contestualizzandola nella realtà dell’epoca.

Il romanzo, ha inizio con la partenza dei fratelli Paolo e Ignazio, accompagnati dalla moglie e dal figlio del primo, da Bagnara, in Calabria, alla volta di Palermo dove, dopo tanta fatica e sacrificio acquisiranno potere e prestigio. Stefania Auci però, ci fa conoscere i personaggi nella loro interezza poiché, descrive sia le azioni ma anche, i loro pensieri. In questo modo, si comprende la caparbietà di Paolo, la determinazione mista a dolcezza, del fratello Ignazio e l’ambizione di Vincenzo: tre uomini con personalità totalmente differenti ma con uno stesso obiettivo: emergere, per riscattarsi. Le figure femminili che, hanno un ruolo di primo piano nel romanzo, mostrano gli usi e costumi della società e il periodo di forte cambiamento che stanno vivendo. Giuseppina e Giulia rappresentano lo scontro tra la tradizione e la trasformazione ma, entrambe, sebbene molto determinate nel raggiungere i loro obiettivi, alla fine, accetteranno a malincuore il loro ruolo marginale all’interno della famiglia Florio.

La trama è avvincente, perché è costellata di eventi differenti riguardanti sia la vita privata che lavorativa dei personaggi; l’autrice cerca di descrivere proprio la quotidianità: dagli amori, alla disparità sociale, dalla fatica di avviare un’attività alla condizione femminile. Tutto ciò deve convivere con il periodo instabile dovuto a rivoluzioni e tumulti. Insomma, il testo non annoia il lettore e la narrazione procede in modo leggero ma mai superficiale e senza scadere nel romanzo d’appendice.

I paragrafi corti e la scrittura diretta, nonostante la presenza del dialetto, permettono una lettura fluida. Una caratteristica che ho apprezzato molto, è stata quella che, ad ogni paragrafo, la scena è descritta dal punto di vista del personaggio principale. In questo modo non solo, il lettore immagina la situazione raccontata in modo dettagliato, ma comprende anche le emozioni e i pensieri vissuti dal soggetto.

La saga della famiglia Florio mi ha coinvolto e ho notato che il libro in poco tempo ha scalato le classifiche…che dire di più? Aspetto con ansia il secondo volume!

Storia di una ladra di libri

Markus Zusak (2014) Romanzo

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

Libro drammatico, ambientato in Germania durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale e negli anni immediatamente precedenti. La protagonista, Liesel Meminger, è una bambina (e poi ragazza)che, si trova a nove anni, a vivere una nuova esistenza quando, viene adottata da una famiglia di Molching, dopo la morte del fratello e l’abbandono da parte della madre, cosciente del proprio destino.

Il romanzo narra la vita quotidiana degli abitanti di questa cittadina tedesca ma, soprattutto di coloro che risiedono a Himmelstrasse, poveri come Liesel, che cercano di sopravvivere come possono nonostante, la penuria di cibo e le difficoltà della guerra. Si alternano vicende felici ed episodi tristi ma, spesso, l’autore include eventi storici reali che condizionano la narrazione e influenzano le azioni dei personaggi: il falò per il compleanno del Fuhrer, la deportazione degli ebrei, la chiamata alle armi e i bombardamenti degli Alleati.

La vera figura centrale della storia è la lettura e soprattutto il potere della parola. Leggere, per Liesel diventa la porta per conoscere e capire il mondo ma non solo, anche di evasione in momenti tragici come quando si ritrova sotto i bombardamenti; la lettura le permette inoltre, di relazionarsi con diversi personaggi chiave come la moglie del sindaco, la vicina di casa o il ragazzo ebreo e creare con loro un rapporto forte e intimo. Il libro diventa il simbolo di libertà contro la dittatura, e di salvezza per la protagonista.

La particolarità del romanzo che, a parer mio è il vero colpo di genio dell’autore, è la scelta della voce narrante; infatti, chi racconta in terza persona le vicende di questa bambina, dei suoi amici e familiari, è niente meno che la Morte. Ebbene si! Con una scrittura semplice, fluida, a tratti con macabro umorismo, l’autore conferisce, a questa inaspettata figura, questo incarico, oltre a quello di essere essa stessa un personaggio, purtroppo, molto presente della storia. Alcune volte, si anticipano gli eventi, per cui si svela il seguito della vita di alcuni personaggi; questo non mi è piaciuto per nulla poiché, il lettore, conoscendo già la fine degli eventi, è disincentivato a cogliere determinati dettagli descritti e a velocizzare la lettura del testo.

La struttura è divisa in capitoli brevi e non sempre cronologicamente e geograficamente ordinati; questo però non influisce sulla narrazione e non disorienta il lettore. In alcuni tratti, sono presenti frasi in grassetto che riassumono un concetto; questo metodo non convenzionale è efficace, per comprendere subito ciò che ci vuole comunicare l’autore.

Consiglio vivamente questo romanzo, poiché racconta in modo diverso e originale, le brutalità di quel periodo storico, le sofferenze e le emozioni di chi si trovava “dall’altra parte” ossia, in Germania. Ci fa riflettere su come la guerra da entrambi gli schieramenti, porta sempre e solo: paura, dolore e morte senza distinzione dovuta alla ricchezza, alla religione o all’orientamento politico.

Un gentiluomo a Mosca

Amor Towels (2016) Romanzo

Voto: 5 out of 5 stars (5 / 5)

“Chi avrebbe mai immaginato, quando ti condannarono alla detenzione a vita nel Metropol, così tanti anni fa, che eri appena diventato l’uomo più fortunato di tutta la Russia”

Il gentiluomo, protagonista del romanzo, è il Conte Rostov, condannato, nel 1922, come spia dal partito comunista e messo agli arresti domiciliari presso il famoso Hotel Metropol di Mosca per trentacinque anni. Egli cerca di sottrarre la sua quotidianità alla noia e al ricordo della sua giovinezza mondana attraverso diverse occupazioni ma, si renderà conto, solo successivamente, che, quella sentenza, lo ha salvato e protetto dalle brutalità del regime sovietico. L’autore è riuscito ad inserire qualche episodio del periodo storico nel quale è ambientato il racconto, narrando le vicissitudini di persone amiche o con cui viene a contatto il protagonista.

Hotel Metropol a Mosca

Il romanzo è poliedrico, come i personaggi che si succedono; sono presenti eventi più divertenti, altri più profondi, fino a diversi colpi di scena finali molto coinvolgenti. Durante la lettura, appaiono figure che entrano nella storia in punta di piedi ma che, nel corso di questa, acquisiscono un ruolo cardine per la costruzione dell’avvincente trama. Il lettore, nella prima parte del racconto, viene a conoscenza di ogni stanza, corridoio, anfratto del Metropol e alla fine, si ha la sensazione di aver realmente visitato questo luogo. In occasione di una circostanza cardine, il ritmo della narrazione cambia, il succedersi delle scene diventa più rapido e il lettore è spinto lungo il vortice dei molti avvenimenti che si verificano, fino ad arrivare all’accattivante finale.

Le vicende sono descritte in terza persona e la voce narrante, ogni tanto, si ritaglia qualche spazio per commentare o per comunicare al lettore qualche informazione. Questo espediente mi è piaciuto molto anche perché, si crea un rapporto più stretto tra l’autore e chi sta leggendo la storia. Insomma, ci si affeziona al Conte Rostov e alla sua famiglia acquisita e osservando le loro peripezie si tifa per loro e che tutto si risolva al meglio!

Mi è piaciuto talmente tanto che lo considero una delle migliori letture del 2019!!!!