Entrai nella libreria e aspirai quel profumo di carta e magia che inspiegabilmente a nessuno era ancora venuto in mente di imbottigliare.

(tratto dal “Il gioco dell’angelo” di Carlos Ruiz Zafón)

Ho scelto questa frase per inaugurare la sezione di questo blog, per vari motivi, il primo tra i quali perché Zafon è uno dei miei autori preferiti e in secondo luogo perché, leggendo “il gioco dell’angelo”, da cui è stata estrapolata la frase , mi sono immedesimata subito nella scena descritta , pensando che anch’io, ho vissuto questo momento e ho pensato esattamente la stessa cosa!

Molte volte, leggendo un libro, mi fermo un attimo e sfogliando velocemente le pagine, le annuso per cogliere il loro profumo. Uhm! Che fragranza avvolgente e familiare… è unica!!! Come il profumo del caffè alla mattina o quello del pane appena sfornato.

La libreria, è una festa per l’olfatto; parlo di quelle librerie storiche, dove il profumo della carta si mescola con quello del legno degli scaffali dove sono riposti i libri. Purtroppo, nelle librerie moderne tutto è nuovo e gli spazi sono ampi, per cui ,non c’è il minimo profumo, se non quell’odore artefatto tipico di ogni centro commerciale.

Che tristezza!

Guardate cosa ha scoperto un chimico inglese…

https://www.illibraio.it/libri-copertina-odore-annusare-chimica-199726/

Il grande Gualino. Vita e avventure di un uomo del Novecento

Giorgio Caponetti (2018)    Biografia

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

La cosa strana è che proprio a Torino, molte persone, anche di buona cultura, non conoscono affatto Gualino. Tutt’al più, visto che ci sono Villa Gualino e Palazzo Gualino, pensano che sia un architetto.”

Con questa frase, nell’ultima pagina del libro, l’autore condivide con i lettori lo sconcerto e l’amarezza per l’assoluto oblio in cui è stato confinato Riccardo Gualino: “Il grande Gualino”. L’autore, lo definisce giustamente un “Gasby Italiano” ma, anche se può sembrare un’affermazione azzardata, a me ricorda, “Forrest Gump”. E’ vero, che le origini e il modo di vivere, risultano completamente diversi, ma entrambi, hanno accidentalmente vissuto eventi fondamentali del Novecento e ne hanno conosciuto le figure chiave. E’ quasi istintivo pensare che, se non fosse esistito, Gualino sarebbe stato un protagonista perfetto per un romanzo.

Il racconto è diviso in cinque capitoli, definiti “movimenti”, in cui si snodano le avventure del protagonista. Con lo scorrere delle pagine, si percorre tutta la Storia del Novecento: dalla Prima Guerra Mondiale, all’ascesa del Fascismo, dal Secondo Conflitto, fino al Dopoguerra e al “Boom” economico; inoltre, di quest’epoca, si raccontano gli  usi e costumi, i diversi movimenti artistici e culturali ma soprattutto figure fondamentali e molto diverse tra loro, come: Giovanni Agnelli, Gabriele D’annunzio, Winston Churchill, Piero Gobetti, Felice Casorati, Coco Chanel, Solomon Guggenheim, Gino Levi Montalcini, Arnoldo Mondadori, Luchino Visconti, Orson Welles e tanti altri.

Nella prima parte, emerge l’incredibile intelligenza e lungimiranza di Gualino: “Abilissimo nel districarsi nel grande gioco, agiva sempre come un equilibrista sul filo del rasoio ma con un grande intuito e la genialità di un artista”. Gli si perdona qualche operazione finanziaria non proprio limpida e qualche scappatella extraconiugale, poiché si rimane conquistati dal suo ottimismo e dalla capacità di trovare una soluzione in situazioni critiche. AL contrario, nella seconda parte, soprattutto per le vicende storiche connesse, viene evidenziato il suo lato umano e il rapporto stretto con la moglie Cesarina, dalla quale non si separerà mai: “Le case sono solo involucri. L’Importante è il contenuto: cioè siamo noi e la nostra vita”.

Giorgio Caponetti ha preferito che alcuni episodi fossero raccontati direttamente dai personaggi mentre altri, fossero presentati in terza persona; in ogni caso, la narrazione è sempre fluida e la scrittura scorrevole. Si vivono le varie vicende in prima persona, come se si fosse delle piccole mosche sulla spalla del protagonista. Inoltre, sono stati inseriti stralci di lettere e documenti che l’autore ha potuto consultare, grazie alla disponibilità della famiglia Gualino e ciò aiuta il lettore a capire meglio i pensieri e la personalità di Riccardo e Cesarina.

Mi è piaciuta molto l’idea di un capitolo “post scriptum” in cui, si racconta, la situazione nel presente, cioè, cosa è rimasto di quel periodo d’oro e cosa è andato distrutto; infatti ì, durante la lettura, si ha il desiderio di visitare i luoghi e gli ambienti descritti così dettagliatamente nel romanzo. Riccardo e Cesarina mi hanno proprio conquistata, e consiglio la lettura anche a chi non è interessato alla storia, poiché la vicenda raccontata lo rende un bellissimo romanzo (anche se non lo è!).

Le assaggiatrici

Rosella Postorino (2018)    Romanzo      

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

E’ un romanzo ambientato in Germania, tra il 1940 e il 1945; l’autrice si è ispirata a fatti realmente accaduti e vissuti dalla signora Wolk, ragazza tedesca reclutata, per assaggiare il cibo destinato a Hitler.

Rose, moglie di un soldato al fronte, si trasferisce in campagna dai suoceri e una mattina viene prelevata da casa e portata in caserma da alcuni agenti delle SS; si ritrova in una grande stanza adibita a sala da pranzo, con altre nove ragazze, silenziose e spaventate, e le viene imposto di assaggiare varie pietanze per accertarsi che non siano avvelenate. Questo incarico, viene considerato prestigioso dai gendarmi nazisti, poiché la donna ariana ha modo si aiutare la nazione ma, le ragazze protagoniste del romanzo, si considerano piuttosto cavie da laboratorio e combattono costantemente tra il desiderio di mangiare, vista la penuria di cibo, e la paura di morire per un’intossicazione. L’autrice è stata molto brava a descrivere i momenti successivi ai pasti caratterizzati dall’ ansia, dal timore per la comparsa di malessere e altri sintomi.

Le cene si succedono ai pranzi e, seguendo la solita routine, il lavoro di assaggiatrice diventa quasi un incarico ordinario; Rose afferma: “la capacità di adattamento è la maggiore risorsa degli esseri umani, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana”.

Le dieci ragazze cominciano a conoscersi e come a scuola o in un normale luogo di lavoro, si creano amicizie, controversie e gelosie; Rose dalla diffidenza iniziale, comincia a solidarizzare e collaborare con alcune colleghe. Ad un certo punto della storia, compare un personaggio che modifica il corso della storia e porta la protagonista ad forte conflitto interiore. La terza parte è la ciliegina sulla torta, non solo, perché descrive i fatti accaduti negli anni successivi, con un finale sorprendente ma anche, per il registro che, diventa più intimo. Rosella Postorino, in diversi episodi, più o meno felici, caratterizza ogni singolo personaggio dipingendo uno scorcio della vita quotidiana durante il periodo bellico.

Ho apprezzato molto la scrittura scorrevole e chiara, scarna di descrizioni minuziose, ma capace, attraverso dialoghi efficaci, di portare il lettore all’interno della scena, come se ci si sedesse al tavolo insieme a Rose e alle sue colleghe. E’ stato talmente coinvolgente che ci si domanda che fine abbiano fatto i vari personaggi nel corso degli anni, ma questo è forse dovuto alla mia curiosità di lettrice!!! Sebbene, l’autrice non sia riuscita, ad intervistare la sig.ra Wolk, deceduta poche settimane dopo la sua richiesta per un’intervista, riesce a ricreare ambienti e situazioni in modo verosimile. Si percepisce, una preparazione attenta e uno studio approfondito del periodo storico scelto per la narrazione.

Consiglio assolutamente di leggerlo!!!