Le sette morti di Evelyn Hardcastle

Stuart Turton (2019)     Romanzo Giallo   

Voto: 5 out of 5 stars (5 / 5)

Definito dalla critica: “Geniale”, “Affascinante”, “Sorprendente”, “Da impazzire”; tutti aggettivi assolutamente adeguati al libro in questione. Io aggiungerei: “Difficile da recensire”; infatti se riassumessi la storia, senza svelare la sua peculiarità principale, la recensione risulterebbe incompleta e distorta.

Dall’Inizio, si pongono le basi per il classico racconto giallo grazie alla presenza di alcuni elementi come la pioggia, la villa in rovina, e il comportamento ambiguo dei personaggi. Durante la narrazione, però, vengono introdotti elementi noir, thriller e anche un pizzico di horror che, creano una combinazione perfetta, non solo per la trama che si arricchisce, ma anche, perché il lettore ne risulta più coinvolto.

E’ un testo originale, non tanto per la storia in sé ma, soprattutto, per come è strutturato e ciò, lo rende unico nel suo genere (almeno così credo) !!
Per questo motivo, consiglio di scegliere un momento tranquillo per la lettura, in modo da poter concentrarsi al meglio e comprendere tutte le parti del racconto. Il rischio, è infatti, quello di abbandonare il libro poiché l’intreccio risulta troppo complesso e contorto; in effetti, è un vero e proprio rompicapo! Ho riletto alcuni capitoli più volte poiché rischiavo di perdere il filo della narrazione.

Se cercate tra le diverse recensioni, il giudizio è molto disomogeneo ed è evidente che, questo romanzo o piace molto o non piace per niente: non ci sono vie di mezzo! Il mio giudizio a riguardo, è molto positivo, non vi resta che provare a leggerlo e farvi una vostra opinione!

Buona lettura!

Il mercante dei quadri perduti

Sara Houghteling (2009)  Romanzo 

Voto: 3 out of 5 stars (3 / 5)

Il romanzo è ambientato a Parigi durante (e dopo) la seconda guerra mondiale e il protagonista è un ragazzo ebreo Max Berenzon, figlio di un gallerista importante, appassionato di arte ma, studente di medicina. Il racconto è diviso in due parti: il periodo fino all’invasione francese da parte dei tedeschi, in cui Max vive la “Parigi degli artisti” rappresentato dalla mondanità delle aste o dalla frivolezza dei vernissage eleganti e il dopoguerra, contrassegnato dalla penuria di cibo in cui ricerca le opere trafugate alla sua famiglia durante il conflitto.

Gli eventi sono legati strettamente alle relazioni e alle emozioni che vive il protagonista; è centrale nella storia il rapporto complicato con il padre con cui, Max non trova mai una vera e propria intesa; a questo, si sovrappone l’amore per Rose, personaggio chiave per tutto il corso della narrazione sia, per quanto riguarda le vicende artistiche che, sentimentali. Dal racconto traspaiono i vari accadimenti avvenuti a Parigi in quel periodo e sono rimasta intrappolata tra i fili della Storia. L’autrice, ha compiuto un anno di ricerche prima di scrivere il romanzo ed è riuscita, a parer mio, a descrivere al meglio la situazione in cui si viveva all’epoca senza appesantire la narrazione con troppi dettagli storici.

Il capitolo finale è dedicato “al dietro le quinte” del libro per spiegare al lettore a chi sono ispirati i personaggi e il triste capitolo delle opere perdute a causa del saccheggio nazista. Avendo letto “Monuments Men: eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della Storia ” di Robert M. Edsel , conoscevo la storia di Rose Valland e ho apprezzato che l’autrice abbia preso spunto da una figura reale per creare un personaggio che però, si integri bene con la trama.

La lettura è fluida; le pagine scorrono velocemente, anche grazie ai capitoli non troppo lunghi e al ritmo sostenuto della narrazione. Ho apprezzato l’unione tra i vari elementi storici e narrativi che risulta armonico ed equilibrato.

Cecità

Josè Saramago (1995)    Romanzo

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

” Chiunque tu sia, hai ragione, c’è sempre chi si è riempito la pancia con la mancanza di vergogna, ma noi, cui non resta più niente, se non quest’ultima e immeritata dignità, dimostriamoci almeno capaci di lottare per quanto ci appartiene di diritto”

Cosa succederebbe se all’improvviso si perdesse la vista? Cosa succederebbe se tutta una popolazione diventasse cieca e fosse lasciata in balia di se stessa? Cosa succederebbe se si venisse rinchiusi in una struttura, senza aiuto dall’esterno?
Questo è in breve ciò che è raccontato in questo romanzo.

E’ un racconto crudo, basato su un solo e semplice concetto: la privazione della vista che diventa metafora della cecità dell’anima, dell’annebbiamento della ragione, dell’involuzione sociale. L’autore vuole mettere in risalto come, in ogni persona, è presente un lato oscuro, una parte “crudele” che irrompe, quando prevale l’istinto primitivo di sopravvivenza.

Nel libro, ritorna ripetutamente, la contrapposizione tra sporcizia e pulizia: lo sporco dei corridoi, il fetore all’interno degli edifici, la putrefazione dei corpi e dei cibi si oppone alla purezza dell’acqua che toglie la sete ma, soprattutto, lava via il sudiciume. Ovviamente, è tutto allegorico; la cecità è fisica ma, soprattutto connessa all’assenza di umanità, di collaborazione e di compassione da parte dei ciechi che, indotti alla disperazione, si rendono partecipi di episodi spietati, violenze fisiche fino ad arrivare all’omicidio. Al contrario, l’acqua è il simbolo della ripulitura del corpo e dell’anima, non a caso, sono ben descritti i momenti di pulizia personale che simboleggiano la purificazione dello spirito dalle maltrattamenti subiti e compiuti e alla fine…ops mi devo bloccare se no svelo il finale!!!

In un’intervista, Saramago disse: “Volevo raccontare le difficoltà che abbiamo a comportarci come esseri razionali, collocando un gruppo umano in una situazione di crisi assoluta. La privazione della vista è, in un certo senso, la privazione della ragione. Quello che racconto in questo libro, sta succedendo in qualunque parte del mondo in questo momento”. Infatti è così: l’epidemia si presenta in un luogo qualsiasi, in un tempo non specificato e a persone senza nome; perché il problema della “cecità spirituale” è un problema della società in generale, una corruzione dell’anima che ha colpito e colpisce, tutte le razze, tutte le età, a tutte le latitudini. Secondo Saramago, chiunque può essere il personaggio di questa storia; verso la fine del libro questo pensiero viene ben esplicitato: “ i ciechi non hanno bisogno del nome, io sono questa mia voce il resto non è importante” .

C’è una figura che spicca e può essere considerata diversa dalle altre: la moglie del medico, l’eroina di questa storia. Infatti, anche per i racconti più crudi esiste una speranza e questa, è rappresentata da questa donna: forte, pragmatica e coraggiosa che non esita ad accompagnare il marito nel momento di difficoltà e a salvare il “branco di ciechi” dall’inferno del manicomio e dalla violenza causata dalla fame. Potrei definirla il personaggio della purificazione visto che, è l’unica che è direttamente a contatto con l’acqua: lava le compagne, si occupa della pulitura dei vestiti, e infine dà da bere ai compagni assetati; ogni suo gesto o decisione, è una piccola speranza in cui gli altri si rifugiano. Lei, è l’unica persona che può vedere e diventa l’unica persona che ha il desiderio di diventare cieca, per non guardare le terribili crudeltà che, ogni giorno, si presentano sotto i suoi occhi. Ad un certo punto della narrazione, la donna dice: “ ho la responsabilità di avere gli occhi quando gli altri li hanno perduti…aiuterò per quanto sarà nelle mie possibilità”: ecco tutto il peso che porta sulle sue spalle!

Il testo, sebbene in alcune parti sia crudo e brutale, ti coinvolge totalmente; avrete capito che è una lettura impegnativa sotto molti aspetti ma, porta a riflettere sulla condizione in cui viviamo. Ovviamente è una situazione paradossale, portata all’estremo ma proprio per questo, porta a domandarsi se potrebbe succedere anche nella vita reale. In fondo, nella nostra società si sta diffondendo l’indifferenza, la paura del diverso e per tutto ciò che non si conosce; nessuna tra queste è una “malattia fisica”, come la cecità ma, tutte possono essere considerate “malattie dell’anima” e come vuole farci capire Saramago, ognuna di queste, può essere molto pericolosa per la nostra società e per il nostro futuro.

Un piccolo accenno va fatto anche alla struttura narrativa adottata da Saramago; chi conosce i suoi romanzi ne conosce anche lo stile che, a mio parere si adatta molto bene a questa storia. All’inizio, comprendere il testo è molto difficoltoso per via dell’assenza di punteggiatura e dell’assenza di separazione tra discorsi diretti e indiretti ma, incredibilmente, quando ci si abitua a questa impostazione, tutto diventa più chiaro e definito. Consiglio all’inizio una lettura a voce alta!

Al termine della lettura, è difficile “lasciare andare i personaggi” e nei giorni successivi si pensa a che fine faranno,  se manterranno il legame forte che si è creato e riusciranno a vivere normalmente nonostante, un trauma così grande. Insomma, riusciranno a ricostruire un mondo diverso?

La scomparsa di Stephanie Mailer

Joel Dicker (2018)     Romanzo Giallo

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

Poliziesco ambientato ad Orphea, cittadina immaginaria negli Hamptons dove si alternano fatti avvenuti tra il 1994 e il 2004 durante il periodo estivo in cui si organizza il festival locale. L’intreccio è ben congeniato, rispetto ai soliti thriller, Joel Dicker, ci regala degli “espedienti” che mi sono piaciuti molto. Infatti racconta, attraverso vari personaggi più o meno importanti, di situazioni apparentemente sganciate una dall’altra, ma sul finale, ognuno di questi elementi, si inserirà come un perfetto tassello nel puzzle, regalando al lettore la soluzione del caso. Un altro “trucco” che rende il romanzo più avvincente, è la modalità della narrazione: ogni capitolo è raccontato in prima persona da uno dei personaggi, per cui il lettore entra nella storia, attraverso la descrizione diretta delle azioni e delle emozioni della persona che sta raccontando gli eventi. Inoltre, Joel Dicker si è divertito tramite molteplici colpi di scena, sparsi qua e là, ad ingannarci, suggerendoci soluzioni alternative assolutamente credibili, per cui fino alle ultime pagine non si sa chi sia il reale colpevole: tutti potrebbero esserlo perché ognuno nasconde un segreto, come in ogni buon giallo che si rispetti.

Si può dire che, in questo romanzo non ci sono dei veri e propri protagonisti: ci sono personaggi maggiori e minori ma, quello che descrive l’autore è il paese di provincia, con le sue regole e le sue convenzioni. Essendo per l’appunto un piccolo paese, tutti partecipano agli eventi e l’autore descrive molto bene questa coralità ma anche, ciascuno degli abitanti coinvolti: ognuno ha una piccola o grande parte nella trama.

E’ una lettura che può sembrare impegnativa, visto la mole del volume, invece risulta molto scorrevole sia per la trama avvincente che per la modalità di scrittura adoperata. L’alternanza delle voci e dei momenti temporali che, caratterizza i capitoli, non è un ostacolo alla fluidità della narrazione bensì, un arricchimento poiché, regala un ulteriore ritmo alla storia.

Consiglio anche gli altri romanzi di Joel Dicker, di cui scriverò una recensione magari più avanti: “La verità sul caso Harry Quebert” (2012) e “Il libro dei Baltimore” (2015).

Viaggio a Lanzarote

“Il piacere profondo, ineffabile, che è camminare in questi campi deserti e spazzati dal vento, risalire un pendio difficile e guardare dall’alto il paesaggio nero, scorticato”

Josè Saramago

PERIODO: Ottobre

DURATA  7 giorni

A Lanzarote, ci siamo capitati quasi per caso poiché, cercavamo un posto di mare dove soggiornare nel mese di Ottobre ma, non troppo lontano dall’Italia. Non potevamo scegliere di meglio! Lanzarote è meno lussureggiante delle altre isole dell’arcipelago ma, sebbene più arida, riserva una natura incontaminata e colori, così decisi e intensi, che creano, con i loro contrasti, dei magnifici scorci; per non parlare dei suggestivi tramonti… Abbiamo affittato un’auto all’aeroporto per spostarci autonomamente sull’isola, mentre abbiamo prenotato l’albergo nella zona a sud dell’Isola, che è più tranquilla rispetto a Puerto del Carmen o a Arrecife; avevamo bisogno di riposo e abbiamo preferito una località meno mondana!

2° GIORNO -3°GIORNO

I primi due giorni della settimana li abbiamo dedicati al relax sulla spiaggia di Playa Blanca. Playa Blanca è un villaggio molto carino e la sua spiaggia è il vero fiore all’occhiello poiché, è riparata dal vento, spaziosa ed attrezzata; il mare è pulito e cristallino ma questo caratterizza tutta l’isola. Inoltre da Playa Blanca parte una bella passeggiata panoramica che porta fino a Marina de Rubicon, famosa per essere l’approdo di yacht e panfili e per i suoi negozi eleganti. Devo dire che è piacevole fare un giro serale per ammirare il porticciolo.

4° GIORNO

Gita al nord dell’Isola! Per spostarsi dal sud, al nord dell’isola, in auto, ci si mette circa un’ora; le strade sono ben asfaltate e si viaggia comodamente. La prima tappa è stata la Cueva de los Verdes, grotta molto vasta che è parte del tunnel vulcanico sotterraneo e sottomarino di Atlantide, lungo circa 8 Km, formatosi in seguito alla solidificazione della colata lavica per l’eruzione del vulcano “La Coruna”, circa 5000 anni fa. E’ un luogo unico al mondo e se volete visitarlo c’è una guida che vi accompagnerà, lungo un percorso molto affascinante e con qualche sorpresa finale!! Devo avvisarvi però che, ovviamente, il camminamento è disomogeneo quindi bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi e ogni tanto, ci si deve abbassare lungo il percorso. Terminata la visita, siamo andati subito a vedere Los Jameos del Agua, situato a pochi passi…i jameos sono buchi formatesi in seguito alla caduta del “tetto” del tunnel lavico precedentemente descritto; quando passa la luce crea uno spettacolo visivo sorprendente! Questa conformazione geologica ha inspirato l’artista locale César Manrique, a creare opere architettoniche, a partire proprio dalla natura; il Jameos de Agua è una commistione ben riuscita tra uomo e natura. C’è anche un ristorante se, ci si vuole fermare per pranzo, ma noi abbiamo ripreso la macchina e ci siamo avviati lungo la strada che costeggia il mare, fino ad arrivare ad Orzola, all’estremità dell’isola dove abbiamo mangiato un bel piatto di pesce in una trattoria. Dal porticciolo di questo paesino di pescatori, ci si può imbarcare per l’isoletta “La Graciosa”, poco lontano, ma io ho preferito evitare questa escursione visto, che soffro il mal di mare e ammirare l’isoletta dall’alto! Il punto perfetto è il Mirador del Rio, altra opera di César Manrique da cui non solo, si ammira “La Graciosa” ma anche il canale “Il Rio” e da qui, è visibile il contrasto tra il rosso della terra vulcanica e il blu dell’oceano! Lungo la strada in direzione del “Mirador del Rio” ci siamo fermati per una passeggiata post-pranzo molto caratteristica! Se parcheggiate nel paesino di Ye, nei pressi della chiesa, inizia il sentiero per la salita al vulcano La Coruna. Non è una camminata impegnativa ma è carino camminare tra i campi e salire per osservare il cratere da vicino (onestamente non ha niente di diverso dal Vesuvio, però può essere un’escursione interessante).
Come ultima tappa ,siamo andati sulla spiaggia di Famara, ad ammirare i salti dei surfisti tra le onde del mare! Attenzione al vento che qui è davvero forte!

5° GIORNO

Visita al parco naturale di Los Ajaches e alle sue meravigliose spiagge. E’ raggiungibile via terra o via mare…come vi ho già detto, preferisco la prima opzione e così ci siamo diretti in auto di prima mattina, pagando un biglietto di ingresso di tre euro (sono d’accordo a pagare una quota simbolica per preservare e mantenere pulito un sito turistico!).
Questo parco, situato a sud dell’isola, è costituito da molte spiagge e consiglio di visitarle tutte perché sono diverse tra loro anche se il mare è sempre magnifico; alcune sono più ventose, altre più turistiche… la mia preferita in assoluto è stata la spiaggia di Papagayo che, non a caso, è considerata una delle più belle di tutta l’isola! E’ riparata dal vento, non molto grande e non attrezzata, l’unico bar è in cima alla rupe (dove si mangia molto bene!). Penso che in alta stagione questa spiaggia si presa d’assalto, ma noi non abbiamo trovato molta gente e così ci siamo goduti a pieno questo paradiso!

6°GIORNO

Dedicato alla visita della parte a Sud dell’isola. Come prima cosa siamo andati a vedere le scogliere vulcaniche di Los Hervideros, poi poco più avanti il magico Charco de los Clicos, dove il verde delle sue acque contrasta con il nero della sabbia lavica e il blu del mare! Altro sito dove chi è appassionato di fotografia o di pittura può dare pieno sfogo alle sua creatività!
Successivamente siamo indietro per andare al parco naturale di Timanfaya ; una lunga strada che tira dritta in un paesaggio di terra nera e rossa, tra vulcani sparsi ovunque! Molto suggestivo! Ci è sembrato di essere arrivati sulla luna!!!! Ogni tanto si vede qualche fila di dromedari che trasportano turisti in giro…ma in generale è tutto disabitato! Potreste fare un po’ di coda per parcheggiare ma il centro è molto organizzato e ogni 10-15 minuti parte un pullman per visitare tutto il parco; l’unica pecca è che non si può scendere dal mezzo per qualche fotografia!!!
Al termine, uno spettacolo di geyser saluterà gli spettatori!
Saliti nuovamente a bordo della nostra macchina, ci siamo diretti verso Geria per vedere i particolarissimi vigneti di Lanzarote…Inoltre, abbiamo fatto un giro per le cantine e assaggiato i vini locali accompagnati da un bel pranzetto!
Sulla via del ritorno, ci siamo fermati a Tias per visitare la casa-museo del premio Nobel Saramago. Non avevo mai letto un libro di questo autore ma, viste le ottime recensioni su Tripadvisor, mi sono convinta a visitare questo museo…ed è stato davvero interessante! Oltre a conoscere questo scrittore, di cui ho poi letto due libri, ho scoperto un grande uomo, molto umile nonostante fosse una celebrità.
Consiglio la visita, ma attenzione, l’ultimo ingresso è alle 13,30! Noi siamo stati fortunati perché quel giorno tenevano aperto anche al pomeriggio, ma è stata un’eccezione.
Tornati a Playa Blanca ci siamo concessi ancora un bagno e relax!

Visto che abbiamo citato questo autore, consiglio la lettura di Cecità(1995); lettura impegnativa ed angosciante ma che fa riflettere il lettore sulla condizione in cui viviamo o potremmo trovarci a vivere. Senza dubbio un capolavoro della letteratura.

7° GIORNO

Abbiamo salutato, solo con un “arrivederci” questa splendida isola che nasconde paesaggi incredibili e una natura dai colori spettacolari, ancora protetta dalla modernità dell’uomo!

LETTURA CONSIGLIATA:    “Quaderni di Lanzarote” di José Saramago (2010) Romanzo

La libreria di Charlotte

Thomas Montasser (2014)    Romanzo

Voto: 1 out of 5 stars (1 / 5)

Romanzo ambientato ai giorni nostri in Francia; il romanzo è incentrato sulla protagonista, Valerie che ha ereditato una libreria dalla zia “scomparsa” in circostanze misteriose. La problematica maggiore del libro è proprio la trama perché, rimane bloccata in questo punto e non si sviluppa oltre; non viene inserito alcun piccolo episodio o personaggio che possa diventare un’occasione per rivitalizzare la storia. L’autore, descrive le iniziali difficoltà della protagonista nell’approcciarsi al nuovo lavoro che, però, con l’andare dei mesi, si trasformano in una vera e propria passione per la lettura; vengono citati nei vari capitoli, brani di testi noti ma, anche se la scrittura è fluida e il lessico non è complesso, il racconto risulta ripetitivo e piatto.

Manca una descrizione sia fisica sia psicologica di Valerie, anche indirettamente, non traspare mai una caratterizzazione del suo personaggio; non ci sono figure secondarie ma, semplicemente comparse che, vengono presentate molto velocemente senza soffermarsi sulla figura in sé ma, solo per le relazioni con la protagonista.

Il finale è abbastanza originale; per questo avrebbe potuto essere un’opportunità per introdurre un colpo di scena, risvegliando il lettore dal torpore, invece, passa quasi inosservato a causa della mancanza di un intreccio narrativo.

Insomma, come avrete capito, il mio giudizio è negativo: il racconto è talmente anonimo che si dimentica facilmente. Mi spiace molto scrivere questa recensione così sfavorevole anche perchè la casa editrice che lo ha pubblicato è molto valida, ma in questo caso specifico anche la copertina risulta scialba come il romanzo.

La collana “I Bassotti”

Polillo Editore

Oggi voglio parlarvi della collana “I Bassotti”, di Polillo Editore, che propone ai lettori alcuni tra i migliori romanzi gialli scritti da diversi autori, spesso sconosciuti o dimenticati, a partire dai primi del Novecento. La casa editrice la definisce “piccola biblioteca del giallo da salvare”: la collana comprende 200 volumi (per ora!) che sono riconoscibili da una semplice, ma simpatica, copertina arancione.

Ho scoperto l’esistenza di questi romanzi, grazie ad un regalo del mio fidanzato che, recandosi al Salone del Libro di Torino, si è avvicinato allo stand di Polillo Editore, colpito proprio dal colore delle copertine dei libri in esposizione. Dopo aver letto, “L’enigma della stanza impenetrabile”, di Derek Smith, ho cominciato a cercare “altri Bassotti” nelle varie librerie e ho scoperto che non è poi così difficile trovarli! Qua e là, sui vari scaffali, “un Bassotto” si trova sempre, sembra quasi volersi mimetizzare tra gli altri romanzi dalle copertine grigie o nere, ma l’occhio è subito attirato dal colore vivo che lo caratterizza. E così, pian pianino, ne ho già letti circa una decina. La trama che caratterizza questi polizieschi è intricata e appassionante, ricorda spesso i romanzi della più celebre Agatha Christie; le ambientazioni variano dalla campagna inglese alle mete più esotiche, ma in ogni caso, il lettore viene avvolto da un’atmosfera misteriosa come nello stile di un perfetto giallo classico .

Adoro leggere questi romanzi, il pomeriggio tardi o la sera, sul divano mentre fuori fa freddo; mi piacerebbe scrivere anche di un bel camino acceso, ma quello lo devo immaginare perché purtroppo mi manca! Forse un po’ troppo idilliaco eh?  In ogni caso, il formato “tascabile” consente di leggerli anche sul tram o in pausa pranzo e questo è un’ottima idea visto, le tempistiche di oggi per recarsi al lavoro o a scuola. Periodicamente, la casa editrice pubblica un nuovo volume della collana; ho scoperto che ci sono dei veri e propri fan “dei Bassotti” che comprano subito l’ultimo volume pubblicato e perciò bisogna prenotarlo e aspettare qualche giorno per leggerlo. I primi volumi della collana, invece, sono più difficili da recuperare; io li ho comprati direttamente allo stand della Polillo al Salone del Libro di Torino, ma penso che scrivendo alla casa editrice si possano ordinare.

Un plauso a questa piccola casa editrice che sta riscoprendo romanzi quasi perduti facendoli conoscere ai lettori.

Viaggio a Firenze

Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati.

Stendhal

PERIODO: Agosto. Non è il periodo migliore…molto caldo e umido ma avevamo solo quei giorni liberi e quindi ci siamo accontentati!

DURATA: 5 giorni

Firenze è davvero una città particolare, dove tutta l’arte ha raggiunto il massimo della sua magnificenza. Stendhal ne rimase così colpito da dare il nome ad una vera e proprio “sindrome”. Questa città è l’immagine del Rinascimento ma, fu importante anche nei secoli precedenti e successivi; è stata la patria di figure fondamentali nella Storia Italiana a partire dalla politica con la famiglia Medici, Macchiavelli o Savonarola, passando per artisti famosi come Brunelleschi, Leonardo da Vinci, Botticelli e Donatello fino ad arrivare a poeti e scrittori, il più famoso dei quali, è senza dubbio Dante Alighieri. Insomma, Firenze è la culla della cultura e girovagando tra le sue vie, lo si percepisce immediatamente. E’molto meglio arrivare in treno poichè, il centro è piccolo, si gira facilmente a piedi mentre il parcheggio è introvabile! Le mete da visitare sono molte perciò, bisogna soggiornare almeno cinque giorni, per avere la possibilità di conoscerla anche solo superficialmente.

Cattedrale di Santa Maria del Fiore

1° GIORNO 

Cattedrale Santa Maria del Fiore, Campanile di Giotto, Battistero e Cupola del Brunelleschi.
Due cose da sapere: biglietto unico e coda moltooo lunga però MERITA assolutamente la visita!
“E quando siete a Firenze, davanti al campanile di Santa Maria del Fiore, voi potete vedere la prova dell’unione delle arti…” (John Ruskin). Non riesco a descriverla in altro modo…un’esplosione di bellezza! Dopo questa visita potete recarvi alla Galleria dell’Accademia a Firenze.
Qui potete ammirare varie opere di Michelangelo, Giambologna, ma senza dubbio la “star” del museo è il David di Michelangelo. Pensate che ero molto stanca e non avevo molta voglia di visitare questo museo; in fondo la copia del David avrei potuto vederla in piazza della Signoria. Ma devo dire che non è la stessa cosa; è così imponente e perfetto nelle proporzioni che, rende molto di più. Forse perché l’imponenza, nella piazza si perde un po’. Terminata la visita, ormai stanchi potete passare davanti all’ Ospedale degli Innocenti, progettato da Brunelleschi ma presenta anche i tondi in terracotta di Andrea della Robbia. E’ un museo che raccoglie sia la storia dell’edificio che è stato da sempre un centro per l’accoglienza degli orfani sia la galleria d’arte.

2° GIORNO

Questa giornata si svolge perlopiù all’aperto, per cui, consiglio questo itinerario, se c’è una bella giornata soleggiata. Attraversando Ponte vecchio, uno dei simboli di Firenze, si può immaginare come fossero le botteghe degli orefici nel Medioevo; ancora oggi sono presenti diverse gioiellerie ma, consiglio un giro serale per godere della giusta atmosfera, rovinata durante il giorno dallo stuolo di turisti. Ormai arrivati dall’altra parte del fiume Arno si va a visitare il Palazzo Pitti e Giardino di Boboli. Devo ammettere che la visita al palazzo non mi ha entusiasmato; ci sono molte sezioni all’interno: le sale adibite ad appartamenti reali, la Galleria Palatina, il museo dei costumi, la galleria d’arte moderna e il tesoro dei granduchi.
l giardino di Boboli invece, l’ho trovato curato e suggestivo; è abbastanza esteso, ricorda i giardini delle grandi dimore reali europee come Versailles, Schonbrunn o Caserta. Dato il periodo afoso, passeggiare all’ombra è stato un vero piacere, consiglio di prendervi del tempo per camminare e esplorarlo tutto! Si continua andando alla
Cappella Brancacci, che noi non siamo riusciti a visitare ma, sui libri, ho visto molte volte gli affreschi presenti ed essendo uno dei simboli della città, avrei voluto entrare.
La prossima volta che torneremo a Firenze sarà una delle prime cose che andrò a visitare. Terminiamo la giornata, prendendo il pullman di linea (Linea: 13) in direzione del Piazzale Michelangelo,cioè la terrazza panoramica più famosa della città . Al tramonto c’è sicuramente più gente ma la cupola del Brunelleschi che si staglia su un cielo color giallo-arancio conquista!

3° GIORNO

Giornata dedicata a due “must” della città:
Museo degli Uffizi
Non ha bisogno di presentazioni ma, consiglio la prenotazione online in modo da ridurre i tempi di ingresso. Sebbene avessimo scelto di visitarla la mattina presto, le sale erano comunque affollate e in alcune, bisogna farsi largo aspettando pazientemente il proprio turno. Raccomando l’audioguida che è ben strutturata perché le spiegazioni erano brevi ma esaurienti. Dopo la visita a questo museo ci si sente veramente impregnati di arte e quasi confusi quindi, consiglio di trovarsi una trattoria e mangiarsi una bella fiorentina con patate!
La Basilica di Santa Croce
Dopo un lauto pasto, non c’è niente di meglio che la visita ad un complesso monumentale molto importante come quello di Santa Croce dove sono sepolti grandi figure come Galileo Galilei, Michelangelo o Dante Alighieri.
Ma non c’è solo questo, si possono ammirare anche le opere di Donatello, Cimabue e Giotto e la cappella dei Pazzi di Brunelleschi. Anche questa è una visita impegnativa ma all’uscita potete ristorarvi in qualche locale della piazza antistante la Basilica.

4° GIORNO

Palazzo Vecchio è uno dei luoghi che mi è piaciuto di più; non è un vero e proprio museo ma, visitando le sale, si percepisce l’importanza del palazzo. I cortili sono riccamente decorati e lasciano a bocca aperta, ma il Salone dei Cinquecento è un capolavoro; ricordatevi di attendere il vostro turno per visitare lo studiolo di Francesco I: è una vera chicca! Merita anche salire sulla torre del palazzo vecchio; è vero, che si è già saliti sulla Torre di Giotto e sulla Cupola ma, è una bella sensazione quella di trovarsi sopra i tetti di Firenze! L’audioguida qui può essere utile se si è interessati a conoscere i vari usi delle diverse stanze ma non è fondamentale, si possono ammirare gli affreschi e l’arredamento anche senza spiegazione. Anche in questo caso, consiglio di prenotare l’ingresso online. Successivamente se avete voglia, si può entrare nella Chiesa di Santa Maria Novella, altro simbolo di Firenze; non è ricca quanto Santa Croce o il Duomo ma anche questa Chiesa racchiude opere d’arte. E’ più semplice, ma io l’ho trovata più indicata come luogo di preghiera rispetto alle prime due che sono dei veri e propri musei.

5°GIORNO

Metà della giornata può essere dedicata:

  • Chiesa di San Lorenzo e tombe medicee
  • Il museo della Specola: se si è interessati agli studi di Medicina. Infatti è presente un’interessante collezione di cere anatomiche.
  • Casa Museo di Dante

MANGIARE A FIRENZE

Firenze è un gioiello artistico ma si mangia anche molto bene! Il centro pullula di trattorie dove assaggiare qualche piatto della tradizione come una bella Fiorentina con patate! A pranzo ci si può fermare in una delle paninoteche tradizionali per l’assaggio di ottime specialità!

LETTURE CONSIGLIATE:     “Camera con vista” di Edward Morgan Forster (1908) Romanzo “Inferno” di Dan Brown (2013) Romanzo

La famiglia Aubrey

Volume 1 Rebecca West (1957)    Romanzo

Voto: 2 out of 5 stars (2 / 5)

Primo volume della saga familiare degli Aubrey, ambientato a fine Ottocento, in Gran Bretagna tra la Scozia e Lovegrove, sobborgo di Londra. La trama è incentrata sulle vicende di questa famiglia non convenzionale, composta dalla madre Clare, pianista di talento, dai figli: Cordelia, Richard Quinn, le gemelle Rose e Mary; della famiglia fa parte anche il padre, uomo bizzarro e giornalista scapestrato, sommerso dai debiti e poco presente ma, nonostante tutto, ammirato da tutta la famiglia per le sue idee e per i suoi progetti. Clare, sola a gestire le questioni familiari, si trova in perenne stato di ansia per le condizioni di indigenza della famiglia e si consola, pensando al talento dei figli per la musica. La musica infatti, è uno dei grandi temi su cui si struttura il libro, è un rifugio nel quale i bambini scappano lontano dagli ostacoli e dalle preoccupazioni quotidiane.

La narrazione è in prima persona, poiché è Rose, una delle due gemelle, che ricorda i tempi dell’infanzia; lei e i suoi fratelli sono molto responsabili e risultano più grandi della loro età reale come si evince da un’affermazione di Richard Quinn “Non importa. Che sia un papà o che sia l’altro finisce comunque che nessuno di noi ha nulla, e questo nulla lo possiamo dividere in quante parti vogliamo, il nulla è divisibile finché si vuole, ce ne sarà sempre una quota per tutti”. Frase molto saggia per un ragazzino. I personaggi sono descritti dettagliatamente, mentre, la figura del padre non è rivelata in maniera diretta, ma le caratteristiche del personaggio traspaiono soprattutto dai discorsi dei bambini e da come si comporta in casa; benché egli sia presente molto poco, risulta una figura centrale su cui ruotano tutti gli avvenimenti della famiglia.

Il racconto è suddiviso in lunghi capitoli, il lessico è ricercato e la trama è ricca di dialoghi, anche se, sono presenti diverse descrizioni riferite agli ambienti in cui si svolgono gli eventi.

Mi dispiace, ma non consiglio questa lettura. Ho comprato questo libro incoraggiata dalle diverse recensioni positive e perché mi piacciono le saghe familiari; ne ho lette diverse, e nonostante il lessico elaborato, come ad esempio i Buddenbrook di Thomas Mann, ho sempre trovato affascinante seguire il susseguirsi degli avvenimenti di componenti di una discendenza. Per questo romanzo invece, non posso dire la stessa cosa: l’ho trovato lento e noioso, la trama manca di ritmo, a parte qualche episodio nel corso della narrazione che, avrebbe potuto essere da spunto per inserire qualche nuova tematica oltre alla musica e a contrasti familiari. Personalmente, penso che Rebecca West abbia appesantito la trama, dilungandosi nelle descrizioni di ambienti e nell’esporre alcuni episodi, poco attinenti alla storia. Rose, molto critica verso i familiari, mi è risultata antipatica, mentre il personaggio di Cordelia, tanto denigrato nel corso del racconto, mi ha suscitato un po’ di compassione. La conclusione, o meglio l’ultima parte del romanzo, l’ho trovata più coinvolgente, anche per l’effetto sorpresa che ha voluto regalarci (finalmente!) l’autrice ma, devo ammettere che non mi ha incuriosita così tanto, da voler continuare la lettura dei romanzi successivi.

Una nota positiva alla copertina!!! Apprezzo molto le copertine dei libri, non solo per le immagini e i colori ma, anche per l’attinenza che hanno rispetto alla trama del romanzo; devo ammettere che l’immagine scelta dalla casa editrice, per questa edizione, (Fazi editore 2018) mi piace molto: semplice ma di effetto, visto che rappresenta alcuni tra i personaggi principali della storia e il pianoforte, che è uno dei simboli di questo romanzo.

Viaggio in Andalusia

Viaggio tra profumi inebrianti e palazzi incantati, sotto un cielo azzurro intenso!

PERIODO: Fine settembre-inizio ottobre

DURATA: 12 giorni

L’Andalusia mi ha conquistata!

Il profumo dei giardini è il ricordo più intenso di questo viaggio e forse, ne è anche il simbolo. I giardini sono così curati e profumati, che anche il più piccolo cespuglio diventa un ornamento. L’Andalusia è davvero un luogo dove potrei vivere se, dovessi decidere di emigrare: sole, gente allegra, cibo ottimo e città a misura d’uomo; cosa volere di più?!

In questa terra, nel corso dei secoli, si sono succeduti diversi popoli che, al contrario di altri luoghi, non hanno mai distrutto ciò che era stato costruito ma, hanno annesso nuove strutture o modificato quelle già presenti. Quindi l’architettura andalusa è la commistione di arte araba e cristiana che, si amalgama a volte non troppo armoniosamente, in un unico elemento; troviamo cattedrali all’interno di moschee, come nel caso della Mesquita e saloni barocchi, in palazzi dalla facciata arabeggiante.

Generalife, Granada

Per questo itinerario, abbiamo deciso di spostarci con mezzi pubblici; volevamo visitare le quattro principali città dell’Andalusia e ci sembrava più comodo, data la scarsità dei parcheggi in centro. Ci siamo spostati utilizzando treni e pullman e devo dire che prenotando online dall’Italia ci siamo trovati molto bene; tragitti brevi e mezzi sempre in orario. E’ in progetto però, di tornare per visitare Ronda, Almeria, Gibilterra e la costa! In questo caso, affitteremo un’auto per raggiungere anche i piccoli centri abitati e goderci a pieno i bei panorami!

SIVIGLIA

Eletta senza dubbio la città più vivibile tra quelle che abbiamo visitato: pulita e grande, ma non eccessivamente; il centro è visitabile a piedi, ma ci si può spostare anche in bicicletta essendoci molte piste ciclabili. Unica nota dolente è stata la temperatura: nel periodo in cui siamo andati noi, dalle 14.00 alle 18.00 c’erano più o meno 35C° e infatti le vie del centro erano coperte da teloni bianchi per fare ombra.
C’è molto da visitare a Siviglia, ecco il nostro itinerario:

1°GIORNO                                                                                                                                                                   

Si inizia visitando uno dei simboli della città di Siviglia: Plaza Espana e il parco adiacente, Parque Maria Luisa; entrambe, sono mete fondamentali se si vuole conoscere la città. Costeggiando il fiume Guadalquivir, si passa vicino al bel Palazzo San Telmo, sede della Presidenza della Giunta di Andalusia, e ci si dirige verso l’altro simbolo di questa città: la Torre dell’Oro, sede del museo navale, che noi non abbiamo visto ma può essere interessante. A proposito di navigazione, per chi è interessato, si può visitare l’Archivio General de India, patrimonio Unesco; all’interno è stata allestita una mostra riguardante il lungo viaggio di Magellano alla scoperta delle Indie. A questo punto, potete attraversare uno dei ponti e raggiungere il quartiere di Triana, un tempo, quartiere di pescatori mentre oggi, è ricco di ristorantini e famoso per la movida serale; in questo quartiere ci sono anche molti laboratori e negozi di ceramica (io ho comprato dei bei souvenir!!!) .

2° GIORNO

Mentre ci si dirige verso la cattedrale, consiglierei di passare davanti alla Ex Real Fabrica del tabacco, ora sede universitaria ma, un tempo l’industria più grande di Spagna per il confezionamento di sigari. La cattedrale di Siviglia è veramente molto interessante, noi abbiamo acquistato un’audioguida per capire meglio la sua storia secolare; all’interno è anche sepolto Cristoforo Colombo. Non dimenticate la salita alla Giralda, torre campanaria da cui potete ammirare la città!! C’è un po’ di coda per entrare, quindi, vi conviene prenotare i biglietti online, circa un mese prima della partenza. Dopo la visita alla cattedrale, potete girare un po’ per il centro e i suoi negozi fino ad arrivare alla Real maestranza, cioè una delle più antiche Plaza de Toros di Spagna. Si può non essere d’accordo con la Corrida (a me personalmente non piace) ma, è piacevole conoscere una tradizione così antica e radicata attraverso una visita guidata breve ma esauriente. Per terminare al meglio la giornata, al tramonto, si può salire sull’avveniristico monumento di Siviglia, “Las Setas” , per osservare nuovamente Siviglia dall’alto; questa volta, si ammirerà la città incorniciata dalle calde tonalità del tramonto andaluso!

3° GIORNO

Il terzo giorno lo abbiamo dedicato alla visita dell’Alcazar che, ci ha preso più tempo del previsto. E’ davvero meraviglioso! Anche qui, consiglio di affittare l’audioguida che vi accompagnerà lungo le sale, riccamente decorate e poi verso i giardini, anch’essi curati. L’Alcazar di Siviglia è uno dei luoghi che mi è piaciuto di più in questo viaggio! Dopo la visita, vi consiglio di perdervi tra le stradine e i cortili del quartiere adiacente all’Alcazar, il quartiere di Santa Cruz, ex ghetto ebraico, caratterizzato da scorci molto caratteristici. Per chi ama fotografare o istagrammare, consiglio una visita la mattina verso le 8.30-9.00: troverete stradine e piazzette deserte e assaporerete il silenzio che rende questi luoghi ancora più affascinati. Mi stavo dimenticando…anche per la visita Alcazar di Siviglia è necessario prenotare online almeno un mese prima della partenza.

4° GIORNO

Se siete interessati alla storia romana, una mezza giornata può essere dedicata alla visita del sito archeologico di “ITALICA”, luogo di nascita degli imperatori Adriano e Traiano, dove è possibile ammirare splendidi mosaici ottimamente conservati. Il sito non è lontano da Siviglia ma, è mal collegato dai mezzi di trasporto pubblico, per cui o affittate una macchina oppure, vi affidate a qualche agenzia del posto che organizza l’escursione; noi abbiamo scelto la seconda opzione e ci siamo trovati molto bene, visto che avevamo una guida parlante spagnolo ed inglese che ci ha illustrato il sito e ci ha consigliato la visita al Palazzo Lebrija a Siviglia. La duchessa Lebrija infatti, è stata finanziatrice dello scavo archeologico di Italica e come ricompensa, ha “trafugato” molti mosaici per pavimentare la sua dimora! Inoltre, il sito di Italica è stato il set del “Trono di Spade” come peraltro anche l’Alcazar!
Verso il tardo pomeriggio siamo partiti con il treno alla volta di Cordoba; il tragitto dura circa un’ora.

CORDOBA

Normalmente questa città viene visitata in un giorno per poi ripartire la sera alla volta di Granada ma, secondo me, merita una passeggiata serale al ghetto percorrendo stradine quasi deserte; si respira davvero un’atmosfera incantevole che di giorno si perde a causa del numero di turisti che affolla le stradine. Abbiamo visitato Cordoba la Domenica e il Lunedì quindi abbiamo dovuto organizzare le visite in base agli orari di chiusura dei vari monumenti però, se non avessimo avuto questa difficoltà, avrei organizzato così l’itinerario.

1° GIORNO

Dedicato alla visita della Mesquita, simbolo di Cordoba ma famosa in tutto il mondo per la sua particolarità: è una moschea che racchiude una cattedrale! “Maestosa” potrebbe essere l’aggettivo corretto per descriverla; non mi soffermo sulla descrizione di tutti gli elementi che si possono osservare al suo interno ma, merita davvero e qui è utile più che mai l’audioguida. Non si possono prenotare online i biglietti ma basta arrivare la mattina presto (un’ora prima dell’apertura) e mettersi in coda alla biglietteria. La visita richiederà più o meno tutta la mattinata quindi una volta usciti, ci si può dirigere al ponte romano che si trova di fronte; ricorda molto il ponte della città di Avignone ma questo è ancora intero! Cordoba, ha un centro storico piccolo, quindi, ogni monumento, è davvero vicino e raggiungere a piedi. Dal ponte, si torna indietro e si raggiunge Piazza del Potro, piazzetta caratteristica e da qui, si può prendere un pullman o avviarsi a piedi (circa mezz’ora di cammino) verso Palazzo Viana. Questa villa è una tipica villa andalusa ma, ha la caratteristica di avere ben 12 cortili al suo interno, tutti diversi tra loro. Se invece, non vi interessa, potete rilassarvi all’interno di un Hammam nel quartiere ebraico, proprio come si usava fare secoli fa. Alla sera vi consiglio una camminata nel quartiere ebraico con una sosta alla Calleja de Las Flores situata in prossimità della Mesquita.

2° GIORNO

Anche Cordoba ha un suo Alcazar, dove vissero la Regina Isabella di Castiglia e il Re Ferdinando d’Aragona durante la guerra per la riconquista di Granada; all’interno, si trova uno splendido giardino. Usciti dal castello, si possono visitare i “Patios di San Basilio”; Cordoba è famosa per i suoi cortili ricchi di fiori e grazie ad un biglietto unico, si possono visitare quelli più caratteristici. Devo ammettere che per la stanchezza, non siamo andati ma, visto che sulle guide è consigliato, l’ho inserito nell’itinerario. Una chicca di Cordoba è la cappella di San Bartolomeo; è piccola e molto semplice ma a me è piaciuta molto proprio perché è un piccolo scrigno! Sempre nel quartiere ebraico, a pochi passi dalla cappella, c’è il “Mercato Zoco” cioè un’associazione di artigiani che vende prodotti locali molto carini. Anche qui ho comprato qualche souvenir!
A questo punto, noi abbiamo scelto di partire nel tardo pomeriggio con il pullman e arrivare in serata a Granada (tre ore circa di viaggio) però, si potrebbe optare per una partenza il giorno dopo.

GRANADA

Mentre Siviglia è stata fonte di ispirazione per molte opere liriche, Granada ha affascinato molti scrittori, tra cui Dumas e Garcia Lorca il quale, dopo averla tanto celebrata, ci ha trovato anche la morte, per fucilazione, da parte delle milizie franchiste; perfino, un noto cantante italiano degli anni ’60 le ha dedicato un’intera canzone! Granada è forse la città andalusa più conosciuta dai turisti! Si trova ai piedi della Sierra Nevada ed è a circa 700 metri sul livello del mare quindi, il clima è più fresco ma vi è più escursione termica dal giorno alla notte (portatevi un a felpa per la sera!)

1° GIORNO

Tornando all’itinerario…Granada è famosa per l’Alhambra ed è questa la prima tappa del viaggio. Innanzitutto, bisogna sapere che l’Alhambra è un complesso di tanti palazzi costruiti in varie epoche, per cui è una vera e propria cittadella. Questa premessa va fatta perché, il biglietto di ingresso non è unico ma ci sono varie opzioni a seconda di cosa si vuole visitare; il mio consiglio è scegliere il biglietto che include tutto poiché, è davvero un sito straordinario: ogni parte racchiude un pezzo di storia. Per i “Palazzi Nasridi” che, sono una delle parti più belle del percorso, bisogna anche fissare un orario di prenotazione e trovarsi davanti all’ingresso circa mezz’ora prima. Qualsiasi scelta facciate, bisogna ricordarsi di prenotare i biglietti almeno due mesi prima della partenza perché, non c’è possibilità di entrare diversamente, a meno di non prenotare tour privati o di gruppo con la guida. L’unica pecca dell’Alhambra è la quantità di turisti che la visitano ogni giorno, purtroppo bisogna accettare di aspettare il proprio turno per scattare una bella fotografia e di non poter godersi il luogo in tranquillità o silenzio. Per il resto è davvero tutta da scoprire, noi siamo stati all’interno 6 ore!!!
Per raggiungere l’Alhambra ci sono dei comodi bus; sono piccoli per cui tenete conto che magari non salirete sul primo che arriva alla fermata.

2° GIORNO

Granada non è solo L’Alhambra; questo mi piace specificarlo perché ci sono davvero molte altre sfaccettature interessanti in questa città!
Per chi non vuole percorrere tutto l’itinerario a piedi, visto che il centro si inerpica su colline, è presente un trenino hip on/off che porta alle principali attrazioni.
Abbiamo visitato la cattedrale di Granada e la cappella Real (attenzione perché sono due ingressi distinti); la seconda, ricca e sontuosa, è la tomba dei regnanti forse più famosi di Spagna: Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona che si trasferirono a Granada dopo la riconquista della città.
Proprio di fronte all’ingresso della Cappella Real c’è la Madraza, o meglio quello che rimane di una delle università più antiche di Spagna visto che, risale al periodo arabo. Quello che è rimasto è ben conservato e interessante da ammirare.
Volevamo visitare il Monastero de Jeronimo con la chiesa di San Juan de Dios ma mancava mezz’ora alla chiusura per la pausa pranzo e non ci hanno permesso di entrare. Abbiamo proseguito alla volta della Certosa di Granada ossia il Monastero di Cartuja che, si trova su una collina un po’ spostato dal centro cittadino; noi abbiamo camminato mezz’ora però, c’è un comodo bus che ci ferma proprio davanti. Questo complesso monastico è uno trai gli edifici religiosi più importanti dell’Andalusia, e uno dei maggiori esempi dell’architettura barocca di Spagna.
Io non amo particolarmente lo stile Barocco ma devo ammettere che, soprattutto la chiesa, merita di essere visitata.
A questo punto, sempre a piedi abbiamo risalito un nuovo pendio (quando dicono che la vacanza è relax!) per visitare il quartiere dell’Albayzyn e soprattutto, per ammirare l’Alhambra al tramonto; consiglio di andare al Mirador de San Cristóbal ma, per assistere al tramonto è meglio il Mirador di San Nicolas dove si potrà vedere l’Alhambra in tutto il suo splendore. Se si vuole proprio esagerare, si può arrivare un’ora prima del tramonto e sedersi in uno dei locali, per godersi lo spettacolo comodamente seduti davanti ad un bicchiere di Sangria.
L’Albayzin è ricco di piccoli locali, teterie e ristorantini per cui passare una serata è davvero piacevole!

3° GIORNO

Granada è anche la città dei gitani! Per cui, non si può non visitare il quartiere del Sacromonte che, sembra molto spostato dal centro cittadino ma, in realtà è distante 15 minuti di cammino. E’ così spostata, perché era il luogo degli emarginati; ebrei, musulmani e infine i gitani abitarono nelle grotte fuori dalle mura della città.
Abbiamo visitato il museo ed è interessante scoprire la vita semplice e abbastanza difficoltosa di queste popolazioni.
Scendendo dal Sacromonte, si può far tappa al Banuelo cioè a ciò che rimane dei bagni termali all’epoca moresca.
Nel tardo pomeriggio siamo partiti per Malaga con il pullman (il tragitto dura circa 2 ore).

MALAGA

E’ stato strano arrivare a Malaga dopo aver visitato il resto dell’Andalusia; è una città grande con grattacieli, caos e molto rumore.
E’ una meta perfetta per un addio al nubilato: spiaggia, mare e movida!
Abbiamo trascorso due giorni prima di ripartire per l’Italia, ma consiglierei di visitarla come prima città dell’itinerario perché, ci sono monumenti interessanti ma, avendo ammirato delle vere meraviglie, tutto quello che abbiamo visto in questa città, sembrava “la brutta copia” di Siviglia, Cordoba e Granada.
Forse è per questo che non ci è piaciuta molto.
C’è però, qualche chicca da non perdere, ad esempio, salire sul tetto della cattedrale per osservare la città con il porto oppure, il museo di Picasso oppure, assaporare un Mojito sulla spiaggia Malagueta. Alla sera si vive la movida Malaguena magari davanti ad una buon piatto di Paella!

E’ stato un viaggio faticoso perchè itinerante, però merita davvero visitare questa parte della Spagna e se avete ancora qualche giorno, vi consiglio di soggiornare a Nerjia o in qualche paesino della Costa del Sol per recuperare le forze e concedervi un totale relax sdraiati su una bella spiaggia a prendere il sole!

MANGIARE IN ANDALUSIA

L’Andalusia è il regno delle Tapas! Tanti piccoli sfiziosi piattini da piluccare qua e là: non ci sono solo le Patatas bravas e le croquetas ma, anche le espinacas con garbanzos (ceci e spinaci) tipico di Siviglia e il  Salmorejo tipica pietanza andalusa. Dato che, dopo un po’ stufa mangiare solo tapas, (che non sono poi così economiche!) consiglio anche, di cambiare un pò: ci sono ottimi ristoranti di pesce (per la paella bisogna aspettare almeno 40 minuti perché sia quella fresca e non surgelata!) e vegetariani!

LETTURA CONSIGLIATA:
“I racconti dell’Alhambra” Washington Irving   (1832) Racconti