Katharina von Arx (1953) Romanzo
Voto:
(2 / 5)
“La viaggiatrice leggera” è il resoconto del viaggio intorno al mondo, intrapreso dall’autrice nel 1953; si può definire un “diario di viaggio romanzato” poiché, la descrizione dei fatti avviene in prima persona.
Katharina von Arx, studentessa venticinquenne di Belle Arti a Vienna, decide di andare a Zurigo a trovare la madre ma, passando per la via più “lunga” cioè, viaggiando verso est; chiede ad amici e conoscenti i fondi necessari per avviare l’impresa e si imbarca il 2 agosto del 1953 per Bombay. Ella porta con sé poche cose perchè, pensa di potersi sovvenzionare il viaggio dipingendo o facendo la babysitter ma, le cose non andranno propriamente così…
Esprimere un giudizio, risulta difficile. Se dovessi giudicare la trama e quanto questa mi abbia appassionata, l’opinione non sarebbe buona; le descrizioni degli ambienti sono troppo prolisse, i personaggi sono numerosi ma piatti e le situazioni ripetitive. Insomma, la narrazione scorre lenta senza che il lettore ne sia coinvolto. Buona parte del romanzo è ambientato tra l’India e Pakistan e solo negli ultimi capitoli, la protagonista racconta di altri paesi quali, Giappone e Stati Uniti regalando al testo un certo ritmo.
Se si considera l’epoca in cui è stato compiuto il viaggio e che le vicende raccontate sono realmente accadute, non si può che giudicare il racconto in maniera positiva. E’ sorprendente pensare che, a metà del Novecento, una ragazza poco più che ventenne abbia potuto viaggiare per il mondo, da sola, rischiando molte volte di incorrere in seri pericoli. A parer mio, Katharina in diverse occasioni risulta inadeguata ad affrontare un viaggio simile poichè, la sua spontaneità si trasforma in superficialità; questa ragazza non conosce assolutamente la cultura e le tradizioni dei popoli che incontra e solo la fortuna, può averla salvata da spiacevoli situazioni.
Predomina il contrasto tra una società aperta come quella europea, in cui la donna è libera di pensare e agire come meglio crede e le società orientali, in cui gli uomini non solo comandano ma, confondono il concetto di donna emancipata con donna dai facili costumi. Le tematiche narrate sono simili a quelle descritte in “Passaggio in India” anche se, i due testi non sono per nulla paragonabili né come stile, né come contenuto.
In conclusione, posso consigliare questa lettura se si è interessati a capire come potesse essere difficoltoso viaggiare per una donna sola verso la metà del Novecento; se si cercano brillanti colpi di scena o avventure mirabolanti tipiche di un romanzo di avventura, non è il libro che fa per voi!