Primo volume della saga familiare degli Aubrey, ambientato a fine Ottocento, in Gran Bretagna tra la Scozia e Lovegrove, sobborgo di Londra. La trama è incentrata sulle vicende di questa famiglia non convenzionale, composta dalla madre Clare, pianista di talento, dai figli: Cordelia, Richard Quinn, le gemelle Rose e Mary; della famiglia fa parte anche il padre, uomo bizzarro e giornalista scapestrato, sommerso dai debiti e poco presente ma, nonostante tutto, ammirato da tutta la famiglia per le sue idee e per i suoi progetti. Clare, sola a gestire le questioni familiari, si trova in perenne stato di ansia per le condizioni di indigenza della famiglia e si consola, pensando al talento dei figli per la musica. La musica infatti, è uno dei grandi temi su cui si struttura il libro, è un rifugio nel quale i bambini scappano lontano dagli ostacoli e dalle preoccupazioni quotidiane.
La narrazione è in prima persona, poiché è Rose, una delle due gemelle, che ricorda i tempi dell’infanzia; lei e i suoi fratelli sono molto responsabili e risultano più grandi della loro età reale come si evince da un’affermazione di Richard Quinn “Non importa. Che sia un papà o che sia l’altro finisce comunque che nessuno di noi ha nulla, e questo nulla lo possiamo dividere in quante parti vogliamo, il nulla è divisibile finché si vuole, ce ne sarà sempre una quota per tutti”. Frase molto saggia per un ragazzino. I personaggi sono descritti dettagliatamente, mentre, la figura del padre non è rivelata in maniera diretta, ma le caratteristiche del personaggio traspaiono soprattutto dai discorsi dei bambini e da come si comporta in casa; benché egli sia presente molto poco, risulta una figura centrale su cui ruotano tutti gli avvenimenti della famiglia.
Il racconto è suddiviso in lunghi capitoli, il lessico è ricercato e la trama è ricca di dialoghi, anche se, sono presenti diverse descrizioni riferite agli ambienti in cui si svolgono gli eventi.
Mi dispiace, ma non consiglio questa lettura. Ho comprato questo libro incoraggiata dalle diverse recensioni positive e perché mi piacciono le saghe familiari; ne ho lette diverse, e nonostante il lessico elaborato, come ad esempio i Buddenbrook di Thomas Mann, ho sempre trovato affascinante seguire il susseguirsi degli avvenimenti di componenti di una discendenza. Per questo romanzo invece, non posso dire la stessa cosa: l’ho trovato lento e noioso, la trama manca di ritmo, a parte qualche episodio nel corso della narrazione che, avrebbe potuto essere da spunto per inserire qualche nuova tematica oltre alla musica e a contrasti familiari. Personalmente, penso che Rebecca West abbia appesantito la trama, dilungandosi nelle descrizioni di ambienti e nell’esporre alcuni episodi, poco attinenti alla storia. Rose, molto critica verso i familiari, mi è risultata antipatica, mentre il personaggio di Cordelia, tanto denigrato nel corso del racconto, mi ha suscitato un po’ di compassione. La conclusione, o meglio l’ultima parte del romanzo, l’ho trovata più coinvolgente, anche per l’effetto sorpresa che ha voluto regalarci (finalmente!) l’autrice ma, devo ammettere che non mi ha incuriosita così tanto, da voler continuare la lettura dei romanzi successivi.
Una nota positiva alla copertina!!! Apprezzo molto le copertine dei libri, non solo per le immagini e i colori ma, anche per l’attinenza che hanno rispetto alla trama del romanzo; devo ammettere che l’immagine scelta dalla casa editrice, per questa edizione, (Fazi editore 2018) mi piace molto: semplice ma di effetto, visto che rappresenta alcuni tra i personaggi principali della storia e il pianoforte, che è uno dei simboli di questo romanzo.
Viaggio tra profumi inebrianti e palazzi incantati, sotto un cielo azzurro intenso!
PERIODO: Fine settembre-inizio ottobre
DURATA: 12 giorni
L’Andalusia
mi ha conquistata!
Il profumo dei giardini è il ricordo più intenso di questo viaggio e forse, ne è anche il simbolo. I giardini sono così curati e profumati, che anche il più piccolo cespuglio diventa un ornamento. L’Andalusia è davvero un luogo dove potrei vivere se, dovessi decidere di emigrare: sole, gente allegra, cibo ottimo e città a misura d’uomo; cosa volere di più?!
In questa terra, nel corso dei secoli, si sono succeduti diversi popoli che, al contrario di altri luoghi, non hanno mai distrutto ciò che era stato costruito ma, hanno annesso nuove strutture o modificato quelle già presenti. Quindi l’architettura andalusa è la commistione di arte araba e cristiana che, si amalgama a volte non troppo armoniosamente, in un unico elemento; troviamo cattedrali all’interno di moschee, come nel caso della Mesquita e saloni barocchi, in palazzi dalla facciata arabeggiante.
Generalife, Granada
Per questo itinerario, abbiamo deciso di spostarci con mezzi pubblici; volevamo visitare le quattro principali città dell’Andalusia e ci sembrava più comodo, data la scarsità dei parcheggi in centro. Ci siamo spostati utilizzando treni e pullman e devo dire che prenotando online dall’Italia ci siamo trovati molto bene; tragitti brevi e mezzi sempre in orario. E’ in progetto però, di tornare per visitare Ronda, Almeria, Gibilterra e la costa! In questo caso, affitteremo un’auto per raggiungere anche i piccoli centri abitati e goderci a pieno i bei panorami!
SIVIGLIA
Eletta senza dubbio la città più vivibile tra quelle che abbiamo visitato: pulita e grande, ma non eccessivamente; il centro è visitabile a piedi, ma ci si può spostare anche in bicicletta essendoci molte piste ciclabili. Unica nota dolente è stata la temperatura: nel periodo in cui siamo andati noi, dalle 14.00 alle 18.00 c’erano più o meno 35C° e infatti le vie del centro erano coperte da teloni bianchi per fare ombra. C’è molto da visitare a Siviglia, ecco il nostro itinerario:
1°GIORNO
Si inizia visitando uno dei simboli della città di Siviglia: Plaza Espana e il parco adiacente, Parque Maria Luisa; entrambe, sono mete fondamentali se si vuole conoscere la città. Costeggiando il fiume Guadalquivir, si passa vicino al bel Palazzo San Telmo, sede della Presidenza della Giunta di Andalusia, e ci si dirige verso l’altro simbolo di questa città: la Torre dell’Oro, sede del museo navale, che noi non abbiamo visto ma può essere interessante. A proposito di navigazione, per chi è interessato, si può visitare l’Archivio General de India, patrimonio Unesco; all’interno è stata allestita una mostra riguardante il lungo viaggio di Magellano alla scoperta delle Indie. A questo punto, potete attraversare uno dei ponti e raggiungere il quartiere di Triana, un tempo, quartiere di pescatori mentre oggi, è ricco di ristorantini e famoso per la movida serale; in questo quartiere ci sono anche molti laboratori e negozi di ceramica (io ho comprato dei bei souvenir!!!) .
2° GIORNO
Mentre ci si dirige verso la cattedrale, consiglierei di passare davanti alla Ex Real Fabrica del tabacco, ora sede universitaria ma, un tempo l’industria più grande di Spagna per il confezionamento di sigari. La cattedrale di Siviglia è veramente molto interessante, noi abbiamo acquistato un’audioguida per capire meglio la sua storia secolare; all’interno è anche sepolto Cristoforo Colombo. Non dimenticate la salita alla Giralda, torre campanaria da cui potete ammirare la città!! C’è un po’ di coda per entrare, quindi, vi conviene prenotare i biglietti online, circa un mese prima della partenza. Dopo la visita alla cattedrale, potete girare un po’ per il centro e i suoi negozi fino ad arrivare alla Real maestranza, cioè una delle più antiche Plaza de Toros di Spagna. Si può non essere d’accordo con la Corrida (a me personalmente non piace) ma, è piacevole conoscere una tradizione così antica e radicata attraverso una visita guidata breve ma esauriente. Per terminare al meglio la giornata, al tramonto, si può salire sull’avveniristico monumento di Siviglia, “Las Setas” , per osservare nuovamente Siviglia dall’alto; questa volta, si ammirerà la città incorniciata dalle calde tonalità del tramonto andaluso!
3° GIORNO
Il terzo giorno lo abbiamo dedicato alla visita dell’Alcazar che, ci ha preso più tempo del previsto. E’ davvero meraviglioso! Anche qui, consiglio di affittare l’audioguida che vi accompagnerà lungo le sale, riccamente decorate e poi verso i giardini, anch’essi curati. L’Alcazar di Siviglia è uno dei luoghi che mi è piaciuto di più in questo viaggio! Dopo la visita, vi consiglio di perdervi tra le stradine e i cortili del quartiere adiacente all’Alcazar, il quartiere di Santa Cruz, ex ghetto ebraico, caratterizzato da scorci molto caratteristici. Per chi ama fotografare o istagrammare, consiglio una visita la mattina verso le 8.30-9.00: troverete stradine e piazzette deserte e assaporerete il silenzio che rende questi luoghi ancora più affascinati. Mi stavo dimenticando…anche per la visita Alcazar di Siviglia è necessario prenotare online almeno un mese prima della partenza.
4° GIORNO
Se siete interessati alla storia romana, una mezza giornata può essere dedicata alla visita del sito archeologico di “ITALICA”, luogo di nascita degli imperatori Adriano e Traiano, dove è possibile ammirare splendidi mosaici ottimamente conservati. Il sito non è lontano da Siviglia ma, è mal collegato dai mezzi di trasporto pubblico, per cui o affittate una macchina oppure, vi affidate a qualche agenzia del posto che organizza l’escursione; noi abbiamo scelto la seconda opzione e ci siamo trovati molto bene, visto che avevamo una guida parlante spagnolo ed inglese che ci ha illustrato il sito e ci ha consigliato la visita al Palazzo Lebrija a Siviglia. La duchessa Lebrija infatti, è stata finanziatrice dello scavo archeologico di Italica e come ricompensa, ha “trafugato” molti mosaici per pavimentare la sua dimora! Inoltre, il sito di Italica è stato il set del “Trono di Spade” come peraltro anche l’Alcazar! Verso il tardo pomeriggio siamo partiti con il treno alla volta di Cordoba; il tragitto dura circa un’ora.
CORDOBA
Normalmente questa città viene visitata in un giorno per poi ripartire la sera alla volta di Granada ma, secondo me, merita una passeggiata serale al ghetto percorrendo stradine quasi deserte; si respira davvero un’atmosfera incantevole che di giorno si perde a causa del numero di turisti che affolla le stradine. Abbiamo visitato Cordoba la Domenica e il Lunedì quindi abbiamo dovuto organizzare le visite in base agli orari di chiusura dei vari monumenti però, se non avessimo avuto questa difficoltà, avrei organizzato così l’itinerario.
1° GIORNO
Dedicato alla visita della Mesquita, simbolo di Cordoba ma famosa in tutto il mondo per la sua particolarità: è una moschea che racchiude una cattedrale! “Maestosa” potrebbe essere l’aggettivo corretto per descriverla; non mi soffermo sulla descrizione di tutti gli elementi che si possono osservare al suo interno ma, merita davvero e qui è utile più che mai l’audioguida. Non si possono prenotare online i biglietti ma basta arrivare la mattina presto (un’ora prima dell’apertura) e mettersi in coda alla biglietteria. La visita richiederà più o meno tutta la mattinata quindi una volta usciti, ci si può dirigere al ponte romano che si trova di fronte; ricorda molto il ponte della città di Avignone ma questo è ancora intero! Cordoba, ha un centro storico piccolo, quindi, ogni monumento, è davvero vicino e raggiungere a piedi. Dal ponte, si torna indietro e si raggiunge Piazza del Potro, piazzetta caratteristica e da qui, si può prendere un pullman o avviarsi a piedi (circa mezz’ora di cammino) verso Palazzo Viana. Questa villa è una tipica villa andalusa ma, ha la caratteristica di avere ben 12 cortili al suo interno, tutti diversi tra loro. Se invece, non vi interessa, potete rilassarvi all’interno di un Hammam nel quartiere ebraico, proprio come si usava fare secoli fa. Alla sera vi consiglio una camminata nel quartiere ebraico con una sosta alla Calleja de Las Flores situata in prossimità della Mesquita.
2° GIORNO
Anche Cordoba ha un suo Alcazar, dove vissero la Regina Isabella di Castiglia e il Re Ferdinando d’Aragona durante la guerra per la riconquista di Granada; all’interno, si trova uno splendido giardino. Usciti dal castello, si possono visitare i “Patios di San Basilio”; Cordoba è famosa per i suoi cortili ricchi di fiori e grazie ad un biglietto unico, si possono visitare quelli più caratteristici. Devo ammettere che per la stanchezza, non siamo andati ma, visto che sulle guide è consigliato, l’ho inserito nell’itinerario. Una chicca di Cordoba è la cappella di San Bartolomeo; è piccola e molto semplice ma a me è piaciuta molto proprio perché è un piccolo scrigno! Sempre nel quartiere ebraico, a pochi passi dalla cappella, c’è il “Mercato Zoco” cioè un’associazione di artigiani che vende prodotti locali molto carini. Anche qui ho comprato qualche souvenir! A questo punto, noi abbiamo scelto di partire nel tardo pomeriggio con il pullman e arrivare in serata a Granada (tre ore circa di viaggio) però, si potrebbe optare per una partenza il giorno dopo.
GRANADA
Mentre Siviglia è stata fonte di ispirazione per molte opere liriche, Granada ha affascinato molti scrittori, tra cui Dumas e Garcia Lorca il quale, dopo averla tanto celebrata, ci ha trovato anche la morte, per fucilazione, da parte delle milizie franchiste; perfino, un noto cantante italiano degli anni ’60 le ha dedicato un’intera canzone! Granada è forse la città andalusa più conosciuta dai turisti! Si trova ai piedi della Sierra Nevada ed è a circa 700 metri sul livello del mare quindi, il clima è più fresco ma vi è più escursione termica dal giorno alla notte (portatevi un a felpa per la sera!)
1° GIORNO
Tornando all’itinerario…Granada è famosa per l’Alhambra ed è questa la prima tappa del viaggio. Innanzitutto, bisogna sapere che l’Alhambra è un complesso di tanti palazzi costruiti in varie epoche, per cui è una vera e propria cittadella. Questa premessa va fatta perché, il biglietto di ingresso non è unico ma ci sono varie opzioni a seconda di cosa si vuole visitare; il mio consiglio è scegliere il biglietto che include tutto poiché, è davvero un sito straordinario: ogni parte racchiude un pezzo di storia. Per i “Palazzi Nasridi” che, sono una delle parti più belle del percorso, bisogna anche fissare un orario di prenotazione e trovarsi davanti all’ingresso circa mezz’ora prima. Qualsiasi scelta facciate, bisogna ricordarsi di prenotare i biglietti almeno due mesi prima della partenza perché, non c’è possibilità di entrare diversamente, a meno di non prenotare tour privati o di gruppo con la guida. L’unica pecca dell’Alhambra è la quantità di turisti che la visitano ogni giorno, purtroppo bisogna accettare di aspettare il proprio turno per scattare una bella fotografia e di non poter godersi il luogo in tranquillità o silenzio. Per il resto è davvero tutta da scoprire, noi siamo stati all’interno 6 ore!!! Per raggiungere l’Alhambra ci sono dei comodi bus; sono piccoli per cui tenete conto che magari non salirete sul primo che arriva alla fermata.
2° GIORNO
Granada non è solo L’Alhambra; questo mi piace specificarlo perché ci sono davvero molte altre sfaccettature interessanti in questa città! Per chi non vuole percorrere tutto l’itinerario a piedi, visto che il centro si inerpica su colline, è presente un trenino hip on/off che porta alle principali attrazioni. Abbiamo visitato la cattedrale di Granada e la cappella Real (attenzione perché sono due ingressi distinti); la seconda, ricca e sontuosa, è la tomba dei regnanti forse più famosi di Spagna: Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona che si trasferirono a Granada dopo la riconquista della città. Proprio di fronte all’ingresso della Cappella Real c’è la Madraza, o meglio quello che rimane di una delle università più antiche di Spagna visto che, risale al periodo arabo. Quello che è rimasto è ben conservato e interessante da ammirare. Volevamo visitare il Monastero de Jeronimocon la chiesa di San Juan de Dios ma mancava mezz’ora alla chiusura per la pausa pranzo e non ci hanno permesso di entrare. Abbiamo proseguito alla volta della Certosa di Granada ossia il Monastero di Cartuja che, si trova su una collina un po’ spostato dal centro cittadino; noi abbiamo camminato mezz’ora però, c’è un comodo bus che ci ferma proprio davanti. Questo complesso monastico è uno trai gli edifici religiosi più importanti dell’Andalusia, e uno dei maggiori esempi dell’architettura barocca di Spagna. Io non amo particolarmente lo stile Barocco ma devo ammettere che, soprattutto la chiesa, merita di essere visitata. A questo punto, sempre a piedi abbiamo risalito un nuovo pendio (quando dicono che la vacanza è relax!) per visitare il quartiere dell’Albayzyn e soprattutto, per ammirare l’Alhambra al tramonto; consiglio di andare al Mirador de San Cristóbal ma, per assistere al tramonto è meglio il Mirador di San Nicolas dove si potrà vedere l’Alhambra in tutto il suo splendore. Se si vuole proprio esagerare, si può arrivare un’ora prima del tramonto e sedersi in uno dei locali, per godersi lo spettacolo comodamente seduti davanti ad un bicchiere di Sangria. L’Albayzin è ricco di piccoli locali, teterie e ristorantini per cui passare una serata è davvero piacevole!
3° GIORNO
Granada è anche la città dei gitani! Per cui, non si può non visitare il quartiere del Sacromonte che, sembra molto spostato dal centro cittadino ma, in realtà è distante 15 minuti di cammino. E’ così spostata, perché era il luogo degli emarginati; ebrei, musulmani e infine i gitani abitarono nelle grotte fuori dalle mura della città. Abbiamo visitato il museo ed è interessante scoprire la vita semplice e abbastanza difficoltosa di queste popolazioni. Scendendo dal Sacromonte, si può far tappa al Banuelo cioè a ciò che rimane dei bagni termali all’epoca moresca. Nel tardo pomeriggio siamo partiti per Malaga con il pullman (il tragitto dura circa 2 ore).
MALAGA
E’ stato strano arrivare a Malaga dopo aver visitato il resto dell’Andalusia; è una città grande con grattacieli, caos e molto rumore. E’ una meta perfetta per un addio al nubilato: spiaggia, mare e movida! Abbiamo trascorso due giorni prima di ripartire per l’Italia, ma consiglierei di visitarla come prima città dell’itinerario perché, ci sono monumenti interessanti ma, avendo ammirato delle vere meraviglie, tutto quello che abbiamo visto in questa città, sembrava “la brutta copia” di Siviglia, Cordoba e Granada. Forse è per questo che non ci è piaciuta molto. C’è però, qualche chicca da non perdere, ad esempio, salire sul tetto della cattedrale per osservare la città con il porto oppure, il museo di Picasso oppure, assaporare un Mojito sulla spiaggia Malagueta. Alla sera si vive la movida Malaguena magari davanti ad una buon piatto di Paella!
E’ stato un viaggio faticoso perchè itinerante, però merita davvero visitare questa parte della Spagna e se avete ancora qualche giorno, vi consiglio di soggiornare a Nerjia o in qualche paesino della Costa del Sol per recuperare le forze e concedervi un totale relax sdraiati su una bella spiaggia a prendere il sole!
MANGIARE IN ANDALUSIA
L’Andalusia è il regno delle Tapas! Tanti piccoli sfiziosi piattini da piluccare qua e là: non ci sono solo le Patatas bravas e le croquetas ma, anche le espinacas con garbanzos (ceci e spinaci) tipico di Siviglia e il Salmorejo tipica pietanza andalusa. Dato che, dopo un po’ stufa mangiare solo tapas, (che non sono poi così economiche!) consiglio anche, di cambiare un pò: ci sono ottimi ristoranti di pesce (per la paella bisogna aspettare almeno 40 minuti perché sia quella fresca e non surgelata!) e vegetariani!
LETTURA CONSIGLIATA: “I racconti dell’Alhambra” Washington Irving (1832) Racconti
(tratto dal “Il gioco dell’angelo” di Carlos Ruiz Zafón)
Ho scelto questa frase per inaugurare la sezione di questo blog, per vari motivi, il primo tra i quali perché Zafon è uno dei miei autori preferiti e in secondo luogo perché, leggendo “il gioco dell’angelo”, da cui è stata estrapolata la frase , mi sono immedesimata subito nella scena descritta , pensando che anch’io, ho vissuto questo momento e ho pensato esattamente la stessa cosa!
Molte volte, leggendo un libro, mi fermo un attimo e sfogliando velocemente le pagine, le annuso per cogliere il loro profumo. Uhm! Che fragranza avvolgente e familiare… è unica!!! Come il profumo del caffè alla mattina o quello del pane appena sfornato.
La libreria, è una festa per l’olfatto; parlo di quelle librerie storiche, dove il profumo della carta si mescola con quello del legno degli scaffali dove sono riposti i libri. Purtroppo, nelle librerie moderne tutto è nuovo e gli spazi sono ampi, per cui ,non c’è il minimo profumo, se non quell’odore artefatto tipico di ogni centro commerciale.
La cosa strana è che proprio a Torino, molte persone, anche di buona cultura, non conoscono affatto Gualino. Tutt’al più, visto che ci sono Villa Gualino e Palazzo Gualino, pensano che sia un architetto.”
Con questa frase, nell’ultima pagina del libro, l’autore condivide con i lettori lo sconcerto e l’amarezza per l’assoluto oblio in cui è stato confinato Riccardo Gualino: “Il grande Gualino”. L’autore, lo definisce giustamente un “Gasby Italiano” ma, anche se può sembrare un’affermazione azzardata, a me ricorda, “Forrest Gump”. E’ vero, che le origini e il modo di vivere, risultano completamente diversi, ma entrambi, hanno accidentalmente vissuto eventi fondamentali del Novecento e ne hanno conosciuto le figure chiave. E’ quasi istintivo pensare che, se non fosse esistito, Gualino sarebbe stato un protagonista perfetto per un romanzo.
Il racconto è diviso in cinque capitoli, definiti “movimenti”, in cui si snodano le avventure del protagonista. Con lo scorrere delle pagine, si percorre tutta la Storia del Novecento: dalla Prima Guerra Mondiale, all’ascesa del Fascismo, dal Secondo Conflitto, fino al Dopoguerra e al “Boom” economico; inoltre, di quest’epoca, si raccontano gli usi e costumi, i diversi movimenti artistici e culturali ma soprattutto figure fondamentali e molto diverse tra loro, come: Giovanni Agnelli, Gabriele D’annunzio, Winston Churchill, Piero Gobetti, Felice Casorati, Coco Chanel, Solomon Guggenheim, Gino Levi Montalcini, Arnoldo Mondadori, Luchino Visconti, Orson Welles e tanti altri.
Nella prima parte, emerge l’incredibile intelligenza e lungimiranza di Gualino: “Abilissimo nel districarsi nel grande gioco, agiva sempre come un equilibrista sul filo del rasoio ma con un grande intuito e la genialità di un artista”. Gli si perdona qualche operazione finanziaria non proprio limpida e qualche scappatella extraconiugale, poiché si rimane conquistati dal suo ottimismo e dalla capacità di trovare una soluzione in situazioni critiche. AL contrario, nella seconda parte, soprattutto per le vicende storiche connesse, viene evidenziato il suo lato umano e il rapporto stretto con la moglie Cesarina, dalla quale non si separerà mai: “Le case sono solo involucri. L’Importante è il contenuto: cioè siamo noi e la nostra vita”.
Giorgio Caponetti ha preferito che alcuni episodi fossero
raccontati direttamente dai personaggi mentre altri, fossero presentati in terza
persona; in ogni caso, la narrazione è sempre fluida e la scrittura scorrevole.
Si vivono le varie vicende in prima persona, come se si fosse delle piccole
mosche sulla spalla del protagonista. Inoltre, sono stati inseriti stralci di
lettere e documenti che l’autore ha potuto consultare, grazie alla disponibilità
della famiglia Gualino e ciò aiuta il lettore a capire meglio i pensieri e la
personalità di Riccardo e Cesarina.
Mi è piaciuta molto l’idea di un capitolo “post scriptum”
in cui, si racconta, la situazione nel presente, cioè, cosa è rimasto di quel
periodo d’oro e cosa è andato distrutto; infatti ì, durante la lettura, si ha
il desiderio di visitare i luoghi e gli ambienti descritti così
dettagliatamente nel romanzo. Riccardo e Cesarina mi hanno proprio conquistata, e
consiglio la lettura anche a chi non è interessato alla storia, poiché la
vicenda raccontata lo rende un bellissimo romanzo (anche se non lo è!).
E’
un romanzo ambientato in Germania, tra il 1940 e il 1945; l’autrice si è
ispirata a fatti realmente accaduti e vissuti dalla signora Wolk, ragazza
tedesca reclutata, per assaggiare il cibo destinato a Hitler.
Rose, moglie di un soldato al fronte, si trasferisce in campagna dai suoceri e una mattina viene prelevata da casa e portata in caserma da alcuni agenti delle SS; si ritrova in una grande stanza adibita a sala da pranzo, con altre nove ragazze, silenziose e spaventate, e le viene imposto di assaggiare varie pietanze per accertarsi che non siano avvelenate. Questo incarico, viene considerato prestigioso dai gendarmi nazisti, poiché la donna ariana ha modo si aiutare la nazione ma, le ragazze protagoniste del romanzo, si considerano piuttosto cavie da laboratorio e combattono costantemente tra il desiderio di mangiare, vista la penuria di cibo, e la paura di morire per un’intossicazione. L’autrice è stata molto brava a descrivere i momenti successivi ai pasti caratterizzati dall’ ansia, dal timore per la comparsa di malessere e altri sintomi.
Le cene si succedono ai pranzi e, seguendo la solita routine, il lavoro di assaggiatrice diventa quasi un incarico ordinario; Rose afferma: “la capacità di adattamento è la maggiore risorsa degli esseri umani, ma più mi adattavo e meno mi sentivo umana”.
Le dieci ragazze cominciano a conoscersi e come a scuola o in un normale luogo di lavoro, si creano amicizie, controversie e gelosie; Rose dalla diffidenza iniziale, comincia a solidarizzare e collaborare con alcune colleghe. Ad un certo punto della storia, compare un personaggio che modifica il corso della storia e porta la protagonista ad forte conflitto interiore. La terza parte è la ciliegina sulla torta, non solo, perché descrive i fatti accaduti negli anni successivi, con un finale sorprendente ma anche, per il registro che, diventa più intimo. Rosella Postorino, in diversi episodi, più o meno felici, caratterizza ogni singolo personaggio dipingendo uno scorcio della vita quotidiana durante il periodo bellico.
Ho apprezzato molto la scrittura scorrevole e chiara, scarna di descrizioni minuziose, ma capace, attraverso dialoghi efficaci, di portare il lettore all’interno della scena, come se ci si sedesse al tavolo insieme a Rose e alle sue colleghe. E’ stato talmente coinvolgente che ci si domanda che fine abbiano fatto i vari personaggi nel corso degli anni, ma questo è forse dovuto alla mia curiosità di lettrice!!! Sebbene, l’autrice non sia riuscita, ad intervistare la sig.ra Wolk, deceduta poche settimane dopo la sua richiesta per un’intervista, riesce a ricreare ambienti e situazioni in modo verosimile. Si percepisce, una preparazione attenta e uno studio approfondito del periodo storico scelto per la narrazione.
Eccoci qua…sto scrivendo il primo articolo del blog!
Questo progetto è iniziato per caso, quando ho pensato che, mi sarebbe piaciuto trasformare le mie impressioni su un libro appena letto, in parole, per condividerle con altri lettori appassionati come me.
Così, ho cominciato a leggere alcuni articoli su diversi siti internet, osservando i dettagli dell’impaginazione e la grafica, in modo da creare qualcosa di diverso ma soprattutto, personale; volevo un mio spazio, che fosse una piccola finestra di riflessione ma anche di svago.
Pensa e ripensa, mi è anche venuto in mente di aggiungere una sezione sui viaggi… a me piace molto organizzarli nei minimi dettagli: guardare su internet cosa visitare e dove mangiare e dormire!!! Sul blog, però, riporterò in breve i vari itinerari fatti e quali luoghi e siti consiglierei di vedere. Non credo aggiungerò i posti in cui abbiamo mangiato o soggiornato poiché ognuno ha le sue esigenze; se qualcuno vorrà, potrà sempre domandarmelo, commentando sotto l’articolo e gli risponderò!
Ho scelto,
contrariamente a molti altri blog, di non rivelare la mia identità, perché,
questo è un passatempo, uno strumento per raccontare la mia passione che, non
ha nulla a che fare con il mio lavoro quotidiano; Amarilli è un nome femminile
che mi piace molto e deriva dall’Amaryllis, bellissima pianta ornamentale
originaria del Sudafrica. Inoltre, penso, che ai lettori, interessino di più
gli articoli pubblicati che l’autrice!
Per cui, un benvenuto
e un ringraziamento a tutti coloro che seguiranno il mio blog e buona lettura!