Il ladro gentiluomo

Alessia Gazzola (2018) Romanzo Giallo

Voto: 3.5 out of 5 stars (3,5 / 5)

Le vicende di Alice Allevi mi hanno sempre divertita molto; devo osservare che in quest’ultimo libro, l’autrice ha dato il meglio di sé, tessendo un intreccio complesso e per nulla banale. Solo negli ultimi capitoli prende forma la verità e la soluzione del caso, anche perché, il lettore è distratto dalle vicende personali della protagonista e dagli altri personaggi che, abbiamo imparato a conoscere negli altri libri.

Si legge velocemente perché i dialoghi sono fluidi e scorrono bene. La Detective story è ben impostata, come anche le storie “accessorie”; ci sono episodi commuoventi ma anche molto divertenti, grazie all’introduzione di nuovi personaggi molto ben caratterizzati che, coinvolgono la protagonista (ma anche il lettore!) nelle loro vite.

Insomma in questi tempi, dove è d’obbligo restare a casa e le notizie dal mondo non sono così positive, è bello distrarsi con romanzi che strappino al lettore qualche sorriso.

Viaggio in Oman

“Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio”

Antoine de Saint-Exupery

DURATA: 8 giorni/7 notti

PERIODO: Fine Marzo

“Dov’è l’Oman?” “Ma perché andate in un paese così lontano?” “Non è pericoloso?” Queste sono le domande che mi sono state poste da alcuni amici e conoscenti prima di partire.

Iniziamo dall’inizio: Il Sultanato dell’Oman è situato nella parte sud-orientale della penisola arabica. Si affaccia sul mar Arabico a sud e ad est mentre sul golfo dell’Oman a nord-est. E’ un paese assolutamente sicuro, il tasso di criminalità è molto basso grazie a pene molto severe; qualche esempio? Si può venire multati se l’auto non è pulita (io sarei già finita in prigione!), se si passa col rosso per due volte (per la prima normalmente vengono accettate le scuse) la pena prevista è il carcere per ventiquattro ore. Figuriamoci quali sono le pene per i veri reati! Abbiamo scelto di visitare questa terra, celebre per i racconti di “Le Mille e una Notte” e patria dell’incenso, dopo aver visto un programma televisivo che documentava le bellezze di questo paese. E’ un territorio eterogeneo dove il deserto, costellato da piccole oasi chiamate wadi, incontra il mare ancora cristallino e incontaminato; per chi ama le escursioni è presente anche la catena montuosa dei monti Hajar, nota per i suoi altopiani e per il canyon di Jebel Shams. Non possiamo dimenticare la cultura di questa regione legata alla tradizione ma senza dimenticare uno sguardo al futuro; al contrario degli Emirati Arabi, l’Oman si è sviluppato non distruggendo il territorio ma cercando di trovare un equilibrio tra modernità e natura. Anche la gastronomia fa parte della cultura locale e frequentemente, gli abitanti dei villaggi offrono datteri e caffè ai visitatori. E’ un paese mussulmano e gli omaniti sono praticanti ma c’è da dire che sono molto rispettosi della cultura e della religione altrui; essendo mussulmani ibaniti che si distinguono per la moderazione, il rifiuto alla violenza e per la tolleranza religiosa. Simbolo di ciò, è la presenza nella capitale di chiese cristiane, ortodosse, templi buddisti o indù e inoltre c’è la possibilità di visitare alcune moschee anche se non mussulmani. Bisogna fare attenzione all’abbigliamento che deve essere rispettoso per evitate di indossare shorts e top troppo scollati; si possono tranquillamente indossare t-shirts o vestiti basta che la gonna sia lunga.

Il paese è stato governato per cinquant’anni esatti dal sultano Qaboos bin Said Al Said, morto recentemente nel gennaio 2020. Non è stato solo un sovrano per il popolo omanita ma anche una guida; egli dal 1970 dopo aver rovesciato il padre, si impegnò a modernizzare quello che allora era un paese povero, fermo al Medioevo. Grazie alla vendita del petrolio, costruì strade e scuole, portò istruzione e cultura, creò un sistema welfare e divenne un mediatore per la delicata situazione in Medio Oriente. Girando tra i villaggi o nella grande Muscat, quello che salta subito all’occhio è la devozione che il popolo omanita ha nei confronti del suo sovrano.

Abbiamo scelto un viaggio organizzato ma, per chi non volesse condividere il percorso con altre persone, è possibile organizzarsi autonomamente assumendo una guida locale. In questo viaggio abbiamo conosciuto compagni di viaggio simpatici (difficile per un viaggio organizzato!) con cui, si è creato un legame speciale; con loro e con la guida Bachir ci sentiamo ancora oggi…secondo me questo è stato un valore aggiunto del viaggio!

1° GIORNO: Partenza

Siamo partiti da Milano Malpensa alla sera con volo diretto.

2° GIORNO: Muscat

Siamo arrivati la mattina verso le 6.00 all’aeroporto della capitale dell’Oman, Muscat o Mascate e dopo le formalità doganali, siamo andati in hotel per cambiarci e rilassarci. Sul pulmino per l’Hotel abbiamo incontrato la nostra super-guida Bachir che ci ha accompagnato lungo tutto l’itinerario; è stata davvero una guida preparata, attenta e simpatica! Nel primo pomeriggio, seguendo le indicazioni di Bachir, io e il mio compagno abbiamo preso un taxi e ci siamo recati nella zona di Mutrah dove abbiamo assaporato un pranzetto tipico, ammirando il porto e abbiamo visitato prima il mercato e poi il Forte al Jalali. A Muscat non ci si può spostare a piedi; ogni quartiere è come separato dagli altri da larghe strade che è meglio non percorrere a piedi (forse non ci sono neanche i marciapiedi!) quindi, sempre meglio prendere un taxi.

3° GIORNO: Muscat

Moschea del sultano Quaboos

Si parte per il tour! Abbiamo iniziato dal simbolo della città: la Grande Moschea dedicata al sultano Qaboos. L’ingresso è aperto a tutti ma, l’abbigliamento deve essere consono: braccia e gambe coperti e per le donne anche il velo. E’ un edificio maestoso, bianco e lucente poiché è rivestito interamente di marmo proveniente da Carrara; i pavimenti sono scintillanti e puliti alla perfezione, ci si può specchiare senza problemi! All’interno, è presente uno dei più grandi tappeti iraniani nel mondo, interamente tessuto a mano che può ospitare fino a 20.000 fedeli. Inoltre, è presente uno dei più grandi e sfavillanti lampadari al mondo, composto da cristalli Swarovski dal peso totale di oltre 10 tonnellate.
Siamo andati nuovamente al mercato, dove questa volta, ben indirizzati dalla nostra guida abbiamo fatto qualche acquisto!!! Nel pomeriggio, abbiamo scoperto la storia e la cultura omanita recandoci all’Oman National Museum, e successivamente ci siamo diretti al Palazzo reale e all’Opera House che abbiamo visto solamente da fuori.

4° GIORNO: Nizwa – Jebel Shams

Partenza per Nizwa, l’antica capitale dove, abbiamo visitato il forte portoghese e il tradizionale Suq, acquistando datteri e assaporando il tipico caffè. Abbiamo pranzato in un’oasi chiamata Al Hamra, in mezzo al deserto, molto suggestiva perché i pochi abitanti della zona hanno costruito canali di irrigazione creando una lussureggiante vegetazione. A questo punto, siamo saliti a bordo di jeep attrezzate e ci siamo diretti in montagna, precisamente a Jebel Shams dove, abbiamo ammirato il Grand Canyon d’Arabia; abbiamo alloggiato lì vicino, immersi nella natura a 2000 metri sul livello del mare.

5° GIORNO: Bahla-Jabrin e Wahiba Sands

Tornati al Al Hamra, ci siamo diretti ai famosi villaggi di Bahla e Jabrin. per poi finalmente dirigerci verso il deserto di Wahiba Sands a bordo di jeep 4WD con le quali abbiamo fatto un raid nel deserto molto divertente! Ci siamo fermati ad ammirare un fantastico tramonto seduti sulla sabbia mentre assaporavamo un caffè caldo preparato dall’autista grazie ad un falò improvvisato.
Lungo la via abbiamo incontrato greggi di dromedari e famiglie di beduini che, abitano il Wahiba sands da secoli; infine siamo arrivati al campo tendato per la notte.
Non immaginatevi un campeggio… Oh no! E’ un resort, costituito da casette e tende attrezzate di ogni confort completamente immerso tra le dune di sabbia. Penso di non aver mai visto un cielo più bello di quello: miliardi di stelle brillavano in un cielo blu scuro senza nemmeno l’ombra di una nuvola. Fantastico!!!
E’ stato il giorno più bello in assoluto, perché ricco di emozioni nuove.

Tramonto

6° GIORNO Wadi Bani Khalid – Sur – Ras al Jinz – Sur

La mattina verso le 5.00 abbiamo (letteralmente) scalato una duna di sabbia, aiutandoci con una corda, per salire in cima e osservare l’alba…forse è stato ancora più suggestivo del tramonto…l’attesa, nel silenzio e al buio, seduti nella sabbia fredda e fissando con lo sguardo l’orizzonte speranzosi che in breve facesse capolino il sole…davvero indimenticabile! Dopo aver fatto colazione, abbiamo lasciato il deserto e ci siamo diretti verso l’oasi di Wadi Bani Khalid, una vallata verdeggiante ricca di palme da dattero e pozze naturali circondate da rocce. I wadi sono dei canyon tipici dell’Oman, dove, alla base, scorre un fiume che può essere permanente o presente solo conseguente alle piogge. Non sono presenti solo piscine naturali, perfette per un bagno in assoluta serenità ma, il terreno è più fertile che altrove, quindi spesso viene coltivato. L’acqua era di un colore verde smeraldo e contrastava con le rocce biancastre… impossibile non immergersi per rinfrescarsi!. Attenzione però per le donne: indossare costume intero con shorts per immergersi…per sicurezza portate anche una t-shirt . Nel pomeriggio abbiamo visitato un cantiere navale a Sur, famoso perché le barche vengono interamente costruite in legno e a mano! Una vera e propria arte. In serata ci siamo diretti alla riserva di Ras al Jinz per ammirare le tartarughe che depongono le uova. Alcuni non saranno d’accordo a partecipare a quest’escursione, ma, devo dire che, sebbene ci fossero molte persone, il parco preserva molto bene sia l’ambiente che gli animali, non esponendoli a rischi. Innanzitutto, alcuni addetti, si accertano della presenza delle tartarughe e che siano “protette” cioè, siano già arrivate sulla spiaggia; successivamente, organizzano piccoli gruppi di persone, dando loro indicazioni sul comportamento da adottare; senza luci e in totale silenzio ci sia avvia verso la spiaggia. Bisogna camminare per circa un chilometro prima di arrivare ma vale veramente la pena: è un evento unico! E’ commuovente vedere la tartaruga sepolta nella sabbia deporre tante uova e poi con grande fatica sotterrarle solo con l’aiuto delle sue zampe…viene voglia di aiutarla! Anche perché, il povero animale deve stare attento ai predatori pronti in agguato a mangiare le sue uova. Devo essere sincera, nonostante fossimo molto vicino non mi sembra che siano state disturbate dalla nostra presenza.

Wadi Bani Khalid

7° GIORNO Wadi Tiwi e Cratere di Bimah

Camminata nell’oasi di Wadi Tiwi e successivamente sosta al cratere di Bimah, un cratere di calcare sommerso, dove sul fondo si può intravedere l’acqua del mare. Siamo riusciti anche a fare il bagno nell’oceano indiano, su una spiaggia completamente deserta! In serata abbiamo fatto ritorno a Muscat.

8° GIORNO: ritorno a Milano

E’ stato un itinerario breve ma intenso dove, abbiamo conosciuto sia le tradizioni di questo paese ma anche, la ricchezza della natura che lo caratterizza. Ci siamo immersi tra le acque cristalline dei Wadi, scalato le dune del deserto e visitato edifici grandiosi! Consiglio vivamente questo viaggio perché è davvero un paese accogliente, sicuro ma soprattutto ricco di bellezze naturali!

LETTURA CONSIGLIATA: “Le mille ed una notte” Autori vari e sconosciuti (900 d.C circa ) Racconti

Viaggio in bicicletta sulle sponde del Danubio: da Passau a Vienna


“Le ruote di una bici sono come le lancette di un orologio: girano lentamente ma possono andare molto lontano rotolando verso il futuro senza fretta”
(Enrico Caracciolo)

PERIODO: Inizio Luglio

DURATA: 9 giorni/8 notti

La pista ciclabile che corre lungo il Danubio è molto celebre sia, per la quiete in cui ci si immerge pedalando, sia per i meravigliosi paesaggi che si incontrano. Il tratto fa parte del percorso Eurovelo 6, la grande rete trans-europea composta da 45.000 km di percorsi ciclabili.

Questo viaggio l’ho intrapreso con la mia amica nel 2014, appoggiandomi ad un’agenzia di viaggio italiana specializzata in cicloturismo; siamo arrivate a Passau autonomamente e dopo aver ritirato le biciclette con tutto il materiale per orientarsi siamo partite! Gli alberghi e le locande erano già state prenotate dall’agenzia e avevamo le indicazioni per raggiungerle mentre, i bagagli, li lasciavamo in camera la mattina e ce li trovavamo in stanza quando arrivavamo la sera (va bene faticare ma almeno senza fardello!).
Lo consiglio a tutti! E’ un viaggio impegnativo dal punto di vista fisico ma, ti libera completamente la mente…pedalare nella natura lontano da tutto, ti aiuta veramente a staccare dal caos quotidiano. Unico avvertimento è quello di allenarsi prima di partire perché, può diventare veramente troppo gravoso portare a termine il tragitto giornaliero.

1° GIORNO: Partenza

Abbiamo preso aereo per Monaco di Baviera poi, il pullman per Freising e da lì, il treno per Passau. Passau o Passavia è anche chiamata “Das Venedig Bayerns” cioè, la Venezia della Baviera e si trova alla confluenza dei fiumi Donau, Inn e Ilz; è suggestivo sedersi su una panchina e ammirare l’incontro dei tre corsi d’acqua. Inoltre, nel duomo di San Stefano si può ammirare l’organo più grande del mondo. Passavia ha un centro storico caratteristico, come molti dei paesi che vedrete lungo il tragitto quindi, vale la pena camminare tra le sue stradine e scorgere alcuni palazzi storici quali, il municipio che, risale al 1300 o il convento di Niedernburg, o la residenza vescovile. Alla fine della giornata siamo andate a recuperare le biciclette per partire l’indomani mattina.

2° GIORNO: Passau – Schlogen/dintorni ca. 43 km

Io e la mia amica partivamo sempre molto presto la mattina e arrivavamo sempre il pomeriggio tardi. Attenzione a calcolare bene i tempi perché, nei paesini austriaci, ci sono pochi ristoranti e chiudono alle 19.30! Bisogna arrivare ad un’ora decente se no non si mangia…Vi assicuro che dopo una sfacchinata consistente, la cena diventa sacra!!!! Dopo questa introduzione, torniamo al nostro itinerario…si parte! Ci siamo dirette verso la pista ciclabile e per tutto il viaggio abbiamo seguito le mappe e le indicazioni della guida cartacea che ci ha fornito l’organizzazione; ci è stata molto utile, soprattutto quando conveniva attraversare il fiume per continuare il viaggio dall’altra parte del fiume. Devo dire che, il primo pezzo della pista ciclabile, è stato non troppo agevole perché: affianca la statale, dalla quale è separato solo da Guard Rail, è affollato e ci sono due sensi di marcia sullo stesso lato. Inoltre il panorama non è granché! Tutto cambia dopo aver attraversato la diga; è faticoso salire la rampa di scale con la bici ma, è molto caratteristico! A questo punto, qualche km di pedalata e si arriva all’ Abbazia di Engelszell dove, abbiamo mangiato (preparatevi dei panini la mattina e piuttosto comprate qualcosa lungo il tragitto perché non sempre in questi paesini ci sono punti ristoro) e abbiamo visitato il complesso dei monaci trappisti. Mi è piaciuto molto il giardino che è molto curato!
Abbiamo continuato lungo la ciclabile, immerse nella natura fino ad arrivare alla nostra locanda, situata appena fuori da Wesenufer, proprio antistante la pista ciclabile. Lungo il tragitto, si può attraversare il fiume grazie a piccole imbarcazioni adibite proprio al trasporto delle biciclette e spostarsi sull’altra sponda del fiume, per visitare un paese caratteristico o semplicemente perché il percorso è più agevole.

3° GIORNO: Schlogen/dintorni–Linz ca. 59 km

La mattina ci siamo alzate presto perché la tappa era più lunga della precedente ma, soprattutto per ammirare dall’alto il Schlögener Schlinge, letteralmente il “Cappio di Schlögen”, una doppia ansa del fiume che, sembra percorrere dei tornanti di montagna. Abbiamo dovuto parcheggiare le biciclette e incamminarci per un’ora in salita! Ne è valsa sicuramente la pena dato lo spettacolo di cui abbiamo potuto godere! Purtroppo, viaggiando in bici e non essendo così allenate, abbiamo dovuto fare delle scelte durante il percorso; avremmo voluto fermarci di più per visitare posti caratteristici o riposarci ma, non sapendo quanto ci avremmo messo ad arrivare, abbiamo rinunciato per evitare di pedalare fino alla sera. Per cui, abbiamo proseguito per Linz, fermandoci solo in un prato per pranzare. Linz è una città a cui andrebbe dedicato un giorno intero, noi eravamo molto stanche e dovevamo partire la mattina seguente quindi, non l’abbiamo vista granché, se non in versione notturna.

4° GIORNO: Linz–Enns- Grein/Bad Kreuzen, ca. 59 km

In questa giornata abbiamo visitato Enns, una delle più antiche città dell’Austria con la torre civica che è l’emblema della città. Successivamente, ci siamo avviate attraverso prati e campi di girasoli verso Grein, città barocca dove abbiamo preso il bus per raggiungere l’albergo a Bad Kreuzen. Volendo, tra Enns e Grein si può fare una deviazione per una visita al campo di sterminio di Mathausen; noi abbiamo scelto di non andare per motivi di tempo ma ci è dispiaciuto molto.

5° GIORNO-6°GIORNO:  Bad Kreuzen – Spitz/Arnsdorf ca. 69 km poi Spitz/Arnsdorf – Tulln ca.53 km

Il tragitto forse più impegnativo poiché, non è in piano come il resto del percorso; il paesaggio è molto suggestivo! Si pedala immersi tra alberi da frutta e vigne, attraversando paesini da cartolina. Noi siamo state fortunate perché abbiamo partecipato alla fiera dell’albicocca assaporando torte, frullati e anche un goccino di distillato tutto fatto in casa adoperando questo frutto! Abbiamo visitato la città di Krems e l’abbazia di Melk, grande monastero benedettino che svetta sulla città; entrambe dichiarate patrimonio dell’umanità dall’UNESCO insieme, alla vicina valle di Wachau. Grazie al cielo abbiamo potuto fermarci a visitare questi posti perché, un tratto lo abbiamo percorso in battello!

7° GIORNO: Tulln – Vienna ca. 35 km

E’ indicato solo un tratto di 35km ma credo di averne percorsi almeno il doppio. La pista ciclabile fino in città scorre bene, anche se attraversa zone industriali un po’ sinistre ma, il problema è sorto alle porte di Vienna. Non essendoci più una sola pista ciclabile ma molte che si diramavano in più direzioni, ci siamo perse!!!! E ‘ stato bel problema ritrovare la strada e non ce l’avremmo fatta se, un ciclista che pedalava tranquillamente al parco, non ci avesse guidato fino all’albergo. Ora, con il Roaming e il navigatore non sarebbero insorti più questi problemi. Però, è stata davvero una grande soddisfazione guardare il contachilometri e vedere quanta distanza avevamo percorso in una settimana!

8° GIORNO: Vienna

E’ stato dedicato interamente a visitare la capitale austriaca e il suo centro storico; non poteva mancare la visita a Schönbrunn. Ovviamente, servirebbero altri tre giorni per conoscere la città in modo approfondito…per cui se potete allungare la vacanza di qualche giorno, lo consiglio.

9° GIORNO: Ritorno

Siamo tornate a Monaco con il treno e abbiamo ripreso l’aereo.

Stoner

John Williams (1965) Romanzo

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)


“I colleghi di Stoner, che da vivo non l’avevano mai stimato gran che, oggi ne parlano raramente; per i più vecchi il suo nome è il monito della fine che li attende tutti,
per i più giovani è soltanto un suono, che non evoca alcun passato o identità particolare
cui associare loro stessi o le loro carriere”

Questa frase compare nel primo capitolo del libro. Riassunto chiaro e coinciso relativo, ad un ordinario docente universitario, dal carattere mite e pacato che, vivendo e lavorando nella stessa città per anni, non ha particolari meriti o demeriti a suo carico.

E allora? Cosa c’è da raccontare?
Prendo in prestito le parole di Peter Cameron che, nella postfazione del testo, afferma: “la verità è che si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può sfruttare una straordinaria messe letteraria. E’ il caso che abbiamo davanti.”

Non sono totalmente d’accordo, come sostengono molti, che la trama sia piatta e monotona e che sia solo la qualità della scrittura a coinvolgere il lettore. E’ vero, che non ci sono grandiosi colpi di scena o episodi di azione poliziesca ma, non definirei la vita di Stoner così piatta…almeno due personaggi ostacolando continuamente la vita del protagonista, vivacizzano la narrazione.

Senza dubbio, lo stile di John Williams è magistrale perché riesce a descrivere, senza essere troppo minuzioso, le emozioni e gli stati d’animo del protagonista e dei personaggi con cui si relaziona. Attraverso qualche dettaglio il lettore comprende chi è il soggetto di cui si sta parlando, quali sono le sue debolezze e le sue fragilità. Per esempio, già dai primi capitoli, si comprende l’instabilità psichica della moglie di Stoner, prima attraverso alcuni dettagli relativi alla sua rigidità fisica e poi successivamente diventa esplicito tramite il suo comportamento nei confronti del marito e della figlia. Tuttavia l’autore non cita mai apertamente la malattia mentale di Edith.
John Stoner utilizza una delicatezza e un tatto straordinari per raccontare alcuni momenti fondamentali del libro, ad esempio l’ultimo capitolo è commovente e coinvolgente…sembra di vivere quella scena così straziante insieme al protagonista.

Insomma, William Stoner diventa per il lettore una persona cara, di cui essere complici durante i pochi momenti felici e per cui essere benevoli, nelle numerose vicende conflittuali che punteggiano la sua vita. Si prova una certa tenerezza per lui e ci si arrabbia, per la sfortuna che lo insegue.

La prima edizione è passata in sordina ed è datata 1965; solo ora, questo romanzo è stato riscoperto! Con l’occasione cambierei l’immagine della copertina visto che è troppo anonima! E’ vero che Stoner è un personaggio mite e pacato però, la grafica scelta è davvero triste.

Asimmetria

Lisa Halliday (2018)            Romanzo

Voto: 1 out of 5 stars (1 / 5)

Era da un po’ che volevo acquistare questo libro, visto le brillanti recensioni pubblicate. Devo ammettere che, la descrizione della quarta di copertina non mi aveva particolarmente colpita ma, sono stata spinta dai titoli entusiasti.

Pessima scelta.

Il romanzo è diviso in tre parti che, in realtà sono racconti diversi e sganciati l’uno dall’altro. Il primo capitolo narra dell’incontro tra una redattrice ventenne e uno scrittore sessantenne, premio Pulitzer per la letteratura; l’autrice descrive la vita quotidiana dei due, cercando di mettere in luce gli aspetti migliori di questa strana relazione, ma ne deriva solo una descrizione superficiale e alquanto noiosa! Il secondo capitolo invece, ha come protagonista un giovane economista americano di origine irachena, bloccato all’aeroporto londinese perché risulta un soggetto sospetto. Mentre attende che le autorità lo lascino entrare nel Regno Unito, ripercorre la sua infanzia e l’adolescenza, analizzando i rapporti familiari soprattutto, con il fratello maggiore. La trama è più coinvolgente della prima, anche se, l’autrice non approfondisce molti punti lasciando la storia incompiuta. La terza e ultima parte, è semplicemente un’intervista radiofonica allo scrittore co-protagonista del primo racconto.

Le storie risultano banali e monotone; le scene e i personaggi si ripetono, senza nessuna variazione o colpo di scena che possa animare la narrazione. Il filo conduttore tra le tre parti dovrebbe essere “L’Asimmetria” che, caratterizza le relazioni e la società odierna; per il primo racconto, corrisponde alla contrapposizione tra gioventù e vecchiaia mentre, per la seconda parte, è relativo alla mentalità occidentale rispetto a quella orientale. Per quanto riguarda la terza parte, non sono stata in grado di capirlo; probabilmente non ho le competenze letterarie per comprendere il vero significato concepito dall’autrice.

C’è però una cosa che mi è piaciuta molto nella struttura del romanzo e cioè, la scelta di cambiare il punto di vista della narrazione per ogni capitolo; mentre, la prima storia è raccontata in terza persona, nel secondo racconto, Lisa Halliday ha preferito presentare i fatti attraverso le parole dello stesso protagonista, in modo da coinvolgere maggiormente il lettore. Con questa modalità, viene sottolineata la difficoltà da parte del ragazzo, di trovarsi a mediare tra la mentalità occidentale, in cui è cresciuto e quella orientale, appartenente sue origini: l’asimmetria tra i due mondi.

Non so perché sia stato accolto così positivamente dalla critica internazionale…non sarà mica, perché il primo capitolo del libro si ispira alla relazione che Lisa Halliday, appena ventenne, ha avuto con il grande scrittore Philip Roth?!

Sarei curiosa di avere qualche feedback da voi lettori! Nel caso ve la sentiate…buona lettura!

Un viaggio tra le più belle librerie del mondo

Un articolo che unisce il viaggio alla lettura: perfetto connubio!

Leggendo questo articolo, mi è tornato in mente il viaggio in Portogallo! Dopo la laurea io e le mie compagne di corso siamo partite “On the road” o meglio ,“By train” per una settimana e abbiamo cercato di girare il più possibile questa nazione così ricca di arte e cultura! Una delle tappe del viaggio è stata la città di Oporto, dove abbiamo visitato la suggestiva “Livraria Lello”…un luogo che ti fa esclamare di meraviglia appena varchi la sua soglia. Quella scala così particolare ipnotizza i visitatori e si dice abbia ispirato J.K Rowling per la creazione delle rampe mobili di Hogwarts!

Un’ atmosfera totalmente diversa si respira all’interno della libreria parigina “Shakespeare and Company”, fondata da Sylvia Beach negli anni venti e che, divenne luogo di incontro e confronto per scrittori simbolo della Belle Epoque: Ezra Pound, Gertrude Stein, James Joyce, Francis Scott Fitzgerald e l’indimenticabile Ernest Hemingway! A tal proposito, se vi interessa la curiosa storia di questo luogo e dei personaggi che lo resero così celebre, vi consiglio la lettura di Shakespeare and Company (di Sylvia Beach) edito da Neri Pozza.

L’avversario

Emmanuel Carrère (2000) Romanzo

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

Recensione di Lellepod

Ho acquistato questo libro aspettandomi di leggere un giallo, la storia di un delitto in cui si insegue pagina dopo pagina il colpevole a suon d’indizi scritti tra le righe e nascosti dentro a dettagli insignificanti. Mi sbagliavo, Carrère parte da un fatto di cronaca che ha sconvolto la Francia all’inizio degli anni Novanta e già nel primo capitolo ci dice chi è il colpevole; ci spiega, senza indugi, come Jean-Claude Roman ha mentito alla sua famiglia per 20 anni creandosi una reputazione, un lavoro ed un’esistenza basata su un castello di menzogne pronte a crollare al primo soffio di vento. Siamo di fronte al fatto compiuto, alla vita di un uomo che, non più in grado di tenere in piedi il teatro della sua vita, decide di fare cadere dalla scena tutti gli attori uccidendoli e cercando poi di alleviare il dolore con il suicidio.

Cosa ci resta allora da scoprire se già dalle prime pagine appare tutto così chiaro? Tutto il resto.

Carrère cerca di scavare a fondo nella storia dell’uomo, si impegna con lucida obiettività e caparbia assenza di giudizi morali a farci fare luce sulla vita, quella vera di Jean-Claude. Il protagonista potrebbe essere il nostro vicino di casa, l’amico più intimo, una persona dalla esistenza banale che ad un certo punto, costretto ad una piccola bugia a fin di bene, si trova catapultato in un labirinto così fitto che, nessun filo può renderne possibile il cammino a ritroso. Il Dr. Romand passa ore vuote in macchina quando tutti lo credono al lavoro, non può rivelare a nessuno la sua storia, non lo capirebbero, e quindi rimane in compagnia unicamente di sé stesso e delle sue bugie di fronte alla sceneggiatura della sua esistenza, che cerca di tenere in piedi conscio che può essere distrutta dal più insignificante dei dettagli.  

E’ un libro che merita di essere letto perché cerca di andare oltre al fatto di cronaca, di farci capire come il “mostro”, come tutti lo definiremmo se accadesse ora, sia in realtà solo un uomo a suo modo sincero, che si impegna ad essere un buon padre e un marito amorevole. Ci spiega come a volte quel singolo momento, quel gesto che facciamo senza neanche accorgerci possa condizionare il nostro futuro. Ed è sempre bene tenerlo a mente.

La felicità del cactus

Sarah Haywood (2019)   Romanzo

Voto: 4 out of 5 stars (4 / 5)

Commedia molto divertente! Mentre leggevo, immaginavo una possibile versione cinematografica; Susan Green è una Bridget Jones al contrario…donna pragmatica e rigida che programma ogni cosa per ottenerne il miglior risultato e beneficio possibile! Però le cose cambiano, quando la vita decide di porre qualche ostacolo sulla via della protagonista che cambierà le sue abitudini senza nemmeno rendersene conto.

Diffido sempre dei titoloni quali “Miglior libro dell’anno” o “Ai primi posti in classifica da mesi” ma, in questo caso, attratta dalla storia e devo ammettere, soprattutto dalla copertina, l’ho scelto come regalo di compleanno (solo le mie migliori amiche potevano portarmi in una libreria e dirmi di scegliere quale libro mi ispirasse si più!).

Mi è piaciuto molto sia, per la trama sia, per la scrittura fresca e diretta, senza eccessive descrizioni ma assolutamente efficace nel caratterizzare i personaggi. L’autrice avrebbe potuto scrivere la solita commedia “all’inglese” ma grazie a personaggi originali e situazioni atipiche, la storia è davvero coinvolgente! Ovvio che, non stiamo parlando di un libro impegnato ma, secondo me, non è neanche da declassare come “libro da spiaggia”.

Questo libro insegna quanto ognuno di noi abbia alcune fragilità che non vanno nascoste sotto il tappeto bensì, bisogna affrontarle poco a poco. La protagonista è imprigionata nelle proprie convinzioni e non confrontandosi con i suoi colleghi, sospetta sempre qualche complotto nei suoi confronti. Da questo ne deriva l’importanza di dar fiducia al prossimo senza vederne sempre e solo il lato peggiore.

Quindi, consiglio questa lettura a tutti coloro che vogliono “svagarsi” dalle arrabbiature quotidiane, leggendo qualche pagina prima di andare a letto. Inoltre, faccio un plauso speciale alla copertina dai colori sgargianti e molto allegra!!!

Vuoi metterti in gioco?

Ciao a tutti!

Oggi è domenica e ho pensato ad un articolo un po’ diverso…

Ieri sera navigando un po’ su internet e cercando qua e là qualche consiglio di lettura, ho scoperto un blog molto interessante! Si chiama: “Tegamini-meglio dei video con gatti” ed è stato creato dalla blogger Francesca Crescentini. In realtà, ci ero già incappata ma, non mi ero mai addentrata ad esaminare le varie sezioni! Francesca è proprio brava e non a caso, lo fa di professione!

Mi hanno colpito soprattutto tre articoli che vi coinvolgono in prima persona! Se leggete gli articoli per intero, scoprirete che, ognuno di questi, ha uno scopo diverso: fotografare un libro, trovare il regalo perfetto per un amico oppure, sfidare se stessi, analizzandosi come lettori!

Li ho trovati tutti e tre divertenti e devo ammettere che qualche volta mi sono trovata in difficoltà …è stato difficoltoso, ricordare tutti i romanzi letti e cercare quello più appropriato per ciò, che mi veniva richiesto!

Ecco i link. Buon divertimento!

http://www.tegamini.it/2020/01/05/libriniritrattini-chi-siamo-in-24-letture-posti-abitudini-pagine/
http://www.tegamini.it/2018/11/30/libriniregalini-un-progetto-dispirazione-collettiva/
http://www.tegamini.it/2018/02/28/librinimarzolini-un-mese-di-scuse-per-fotografare-e-scoprire-libri/

Le nostre anime di notte

Kent Haruf (2017)    Romanzo

Voto: 5 out of 5 stars (5 / 5)

Nella cittadina di Holt, Colorado, Addie Moore bussa un giorno alla porta di Louis Waters, suo vicino di casa e gli propone qualcosa di insolito: trascorrere insieme le notti: “Sto parlando di attraversare la notte insieme. E di starsene al caldo nel letto, come buoni amici.  Le notti sono la cosa peggiore non trovi?”. In questo modo i protagonisti, entrambi vedovi, trovano un modo per “attraversare la notte” senza essere sopraffatti dalla solitudine e dalla malinconia.

L’autore, oltre alla solitudine, affronta altre tematiche attuali tra cui, quelle della diffidenza e del pregiudizio; infatti, la comunità di Holt, piccola e dalla mentalità chiusa, non accetta questo tipo di relazione: Addie e Louis sono criticati e scherniti poiché hanno comportamenti non consoni per la loro età . I due anziani affrontano il problema con tranquillità, ignorando i pettegolezzi e trasformando la “grande novità” in “chiacchiericcio insignificante”.

La struttura del romanzo è caratterizzata dai dialoghi che avvengono tra i due protagonisti. Le domande e le frasi brevi rendono fluida la narrazione, senza trascurare la dolcezza e la delicatezza che contraddistinguono la storia. Da ogni dialogo e da ogni momento descritto, emergono tenerezza e garbo sia, attraverso le parole che, attraverso i gesti. Il tenersi per mano durante la notte è un atto simbolico che rappresenta il lento ma, progressivo nascere di un legame speciale; la stessa gestualità viene ripresa per rappresentare l’affetto e la protezione tra Addie e suo nipote, personaggio secondario ma fondamentale nel corso della storia. 

Mi è piaciuta molto la scrittura di Kent Haruf: semplice ed essenziale ma, capace di fare immergere il lettore nel racconto. La trama è semplice ma, l’autore affronta problematiche comuni che fanno riflettere; si percepisce la necessità di confrontarsi con se stessi e al termine della lettura, se ne esce arricchiti. Un tocco di classe, come già anticipato prima, è la sensibilità con la quale Kent Haruf descrive i sentimenti e le emozioni dei personaggi ai quali si rimane veramente affezionati.

Da questo libro hanno tratto anche un film con Robert Redford e Jane Fonda che è abbastanza in linea con il romanzo; per fortuna hanno dato risalto ai dialoghi cercando di far emergere le emozioni dei due protagonisti.