Volume 1 Rebecca West (1957) Romanzo
Voto: (2 / 5)
Primo volume della saga familiare degli Aubrey, ambientato a fine Ottocento, in Gran Bretagna tra la Scozia e Lovegrove, sobborgo di Londra. La trama è incentrata sulle vicende di questa famiglia non convenzionale, composta dalla madre Clare, pianista di talento, dai figli: Cordelia, Richard Quinn, le gemelle Rose e Mary; della famiglia fa parte anche il padre, uomo bizzarro e giornalista scapestrato, sommerso dai debiti e poco presente ma, nonostante tutto, ammirato da tutta la famiglia per le sue idee e per i suoi progetti. Clare, sola a gestire le questioni familiari, si trova in perenne stato di ansia per le condizioni di indigenza della famiglia e si consola, pensando al talento dei figli per la musica. La musica infatti, è uno dei grandi temi su cui si struttura il libro, è un rifugio nel quale i bambini scappano lontano dagli ostacoli e dalle preoccupazioni quotidiane.

La narrazione è in prima persona, poiché è Rose, una delle due gemelle, che ricorda i tempi dell’infanzia; lei e i suoi fratelli sono molto responsabili e risultano più grandi della loro età reale come si evince da un’affermazione di Richard Quinn “Non importa. Che sia un papà o che sia l’altro finisce comunque che nessuno di noi ha nulla, e questo nulla lo possiamo dividere in quante parti vogliamo, il nulla è divisibile finché si vuole, ce ne sarà sempre una quota per tutti”. Frase molto saggia per un ragazzino. I personaggi sono descritti dettagliatamente, mentre, la figura del padre non è rivelata in maniera diretta, ma le caratteristiche del personaggio traspaiono soprattutto dai discorsi dei bambini e da come si comporta in casa; benché egli sia presente molto poco, risulta una figura centrale su cui ruotano tutti gli avvenimenti della famiglia.
Il racconto è suddiviso in lunghi capitoli, il lessico è ricercato e la trama è ricca di dialoghi, anche se, sono presenti diverse descrizioni riferite agli ambienti in cui si svolgono gli eventi.
Mi dispiace, ma non consiglio questa lettura. Ho comprato questo libro incoraggiata dalle diverse recensioni positive e perché mi piacciono le saghe familiari; ne ho lette diverse, e nonostante il lessico elaborato, come ad esempio i Buddenbrook di Thomas Mann, ho sempre trovato affascinante seguire il susseguirsi degli avvenimenti di componenti di una discendenza. Per questo romanzo invece, non posso dire la stessa cosa: l’ho trovato lento e noioso, la trama manca di ritmo, a parte qualche episodio nel corso della narrazione che, avrebbe potuto essere da spunto per inserire qualche nuova tematica oltre alla musica e a contrasti familiari. Personalmente, penso che Rebecca West abbia appesantito la trama, dilungandosi nelle descrizioni di ambienti e nell’esporre alcuni episodi, poco attinenti alla storia. Rose, molto critica verso i familiari, mi è risultata antipatica, mentre il personaggio di Cordelia, tanto denigrato nel corso del racconto, mi ha suscitato un po’ di compassione. La conclusione, o meglio l’ultima parte del romanzo, l’ho trovata più coinvolgente, anche per l’effetto sorpresa che ha voluto regalarci (finalmente!) l’autrice ma, devo ammettere che non mi ha incuriosita così tanto, da voler continuare la lettura dei romanzi successivi.
Una nota positiva alla copertina!!! Apprezzo molto le copertine dei libri, non solo per le immagini e i colori ma, anche per l’attinenza che hanno rispetto alla trama del romanzo; devo ammettere che l’immagine scelta dalla casa editrice, per questa edizione, (Fazi editore 2018) mi piace molto: semplice ma di effetto, visto che rappresenta alcuni tra i personaggi principali della storia e il pianoforte, che è uno dei simboli di questo romanzo.